Aumenta la violenza in Iraq alla vigilia delle elezioni

28 Aprile 2014

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L’incapacità delle autorità irachene di affrontare efficacemente la spirale di violenza politica in corso mette a rischio l’incolumità di coloro che si apprestano a recarsi alle urne il 30 aprile, in occasione delle elezioni parlamentari, le terze dall’invasione del 2003, le prime dal 2011, anno del ritiro delle truppe statunitensi.

Circa 7800 persone, per lo più civili, sono state uccise nel corso del 2013, l’anno più sanguinoso dal 2008. Le continue divisioni settarie tra sciiti e sunniti stanno alimentando la violenza in tutto il paese.

Le persone dovrebbero poter votare senza timore di essere prese di mira. Le autorità irachene hanno il dovere di garantirlo e di proteggere gli elettori dagli attacchi dei gruppi armati, dalle intimidazioni delle forze di sicurezza e da ogni altra interferenza nell’esercizio del diritto di voto‘ – ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

La situazione dei diritti umani in Iraq è estremamente negativa. Migliaia di detenuti languono in carcere senza accusa e molti di coloro che sono portati in tribunale subiscono lunghe pene detentive al termine di processi iniqui, se non addirittura una condanna a morte basata su prove estorte tramite tortura.

Nel 2013 sono state eseguite 169 condanne a morte, nella maggior parte dei casi per reati di terrorismo. La tortura nelle prigioni è diffusa e rimane impunita. I tentativi di omicidio e le minacce di morte nei confronti dei giornalisti sono all’ordine del giorno, senza che vi sia adeguata protezione da parte delle autorità.