Australia: multinazionale spagnola fa profitti sui rifugiati a Nauru

5 Aprile 2017

Rémi Chauvin

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La multinazionale spagnola Ferrovial e la sua sussidiaria australiana Broadspectrum accusate di lucrare sulle persone migranti trattenute sull’isola di Nauru e di Manus: sono queste le principali accuse del rapporto “L’i$ola del tesoro“, i cui contenuti sono stati diffusi insieme alla nostra nota ufficiale.

Nauru e Manus: lucrare sulla vita di migranti e rifugiati

I due centri sono gestiti da Broadspectrum, acquisita da Ferrovial nell’aprile 2016. Le attività di Broadspectrum del 2016, che riguardano i due centri,  hanno prodotto 1,646 miliardi di dollari australiani, un incredibile 45 per cento del totale delle entrate dell’azienda. Il valore totale del contratto tra il governo australiano e Broadspectrum è di 2,5 miliardi di dollari australiani in tre anni e mezzo. I ricavi di Ferrovial dal settore Servizi – in cui sono incluse le operazioni di Nauru e Manus – sono aumentati del 24,1 per cento nel 2016.

Il governo australiano ha fatto di Nauru un’isola di disperazione per i rifugiati e i richiedenti asilo ma anche un’isola di profitto per aziende che fanno milioni di dollari grazie a un sistema così volutamente e inerentemente crudele da costituire tortura“, ha dichiarato Luicy Graham, ricercatrice di Amnesty International su aziende e diritti umani.

Le principali accuse del rapporto "L’i$ola del tesoro".

Le risposte alle accuse

Nessuno vuole assumersi la responsabilità di quanto accade nel centro di Nauru.

Broadspectrum ha risposto ad Amnesty International che “non opera nel centro” e lo stesso ha fatto sapere Ferrovial. Il governo australiano a sua volta afferma che il centro è gestito dal governo di Nauru, che ha addossato ad altri la responsabilità.

Dalle nostre ricerche, invece, è emerso che Broadspectrum gestisce quotidianamente il centro e esercita un controllo effettivo sulla vita quotidiana dei richiedenti asilo e dei rifugiati, per conto del governo australiano e con la supervisione e il controllo finali di quest’ultimo.

In un documento interno, Broadspectrum ha avvisato i suoi dipendenti che possono essere licenziati se forniscono informazioni sulle attività svolte a Nauru. La segretezza si estende anche al contratto sulla base del quale Broadspectrum e Wilson Services operano a Nauru e Manus, le cui clausola non sono completamente pubbliche.

“Il segreto di questi contratti consente a Broadspectrum e Ferrovial di nascondere l’esatto ammontare dei profitti che realizzano dalle violazioni dei diritti umani, mentre le rigide clausole di confidenzialità imposte dal governo australiano permettono di nascondere la dimensione di quelle violazioni”, ha sottolineato Graham.

Le nostre richieste alle aziende e al governo australiano

Chiediamo a Ferrovial di porre fine al più presto alle sue operazioni a Nauru e Manus e sollecitiamo tutte le aziende a non subentrarle. “Nessun’azienda dovrebbe operare a Nauru e Manus. La situazione in queste due isole è così compromessa che sarebbe impossibile operarvi senza contribuire a gravi violazioni dei diritti umani ed esporsi a possibili ripercussioni sul piano legale e reputazionale” – ha chiarito Graham.

Chiediamo invece al governo australiano di porre fine alla “gestione offshore” e di trasferire sul suo territorio tutti i richiedenti asilo e i rifugiati attualmente a Nauru e Manus, assicurandosi che tutti coloro che sono già in possesso dello status di rifugiato abbiano il diritto di risiedere in Australia.

La nostra organizzazione chiede inoltre al governo di collaborare con tutte le offerte di cooperazione e assistenza internazionale per il reinsediamento dei rifugiati in un paese terzo (se i rifugiati desiderano essere reinsediati e sono in grado di prendere una decisione pienamente informata e libera).
Poiché il contratto di Broadspectrum col governo australiano del valore di 2,4 miliardi di dollari australiani termina a ottobre, stiamo sollecitando altre aziende a non cercare di fare profitti sulla tortura.

Le aziende che stanno considerando l’ipotesi di subentrare sappiano che sarebbero complici di un sistema intenzionalmente abusivo, contravverrebbero alle loro responsabilità in materia di diritti umani e si esporrebbero a denunce penali e a richieste di risarcimento danni” – ha sottolineato Graham.

Le condizioni squallide di Nauru

Mentre Ferrovial e Broadspectrum fanno ampi profitti, le persone intrappolate sull’isola di Nauru trascorrono un’esistenza tetra. Non solo è stato negato loro l’ingresso in Australia ma non sanno neanche se e quando sarà loro permesso di lasciare Nauru. Persino persone riconosciute rifugiate non possono lasciare l’isola e subiscono aggressioni, anche di natura sessuale, da parte del personale del centro senza che nessuno risponda di queste azioni.

Broadspectrum non solo è a conoscenza delle condizioni in cui si trovano i richiedenti asilo e i rifugiati ma in alcuni casi i suoi impiegati e personale in subappalto (quello della Wilson Security) si sono resi responsabili di comportamenti negligenti e abusivi. Alla data 30 del aprile 2015 erano state presentate nei loro confronti 30 denunce di abusi su minori, 15 denunce di aggressioni sessuali o stupro e quattro denunce relative a prestazioni sessuali in cambio di fornitura di merce di contrabbando.

Nauru, l’isola della disperazione

Nel 2012 l’Australia ha inaugurato un sistema volutamente crudele di “gestione offshore” sull’isola di Nauru e su quella di Manus, appartenenti alla Papua Nuova Guinea. I richiedenti asilo e i rifugiati sono isolati in località remote e sottoposti a trattamenti crudeli e degradanti, in alcuni casi per anni, solo per aver cercato riparo sulle coste australiane.
Nel rapporto “L’isola della disperazione“, pubblicato nell’ottobre 2016, avevamo denunciato la violazione intenzionale e sistematica, da parte dell’Australia, dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati e che le condizioni nell’isola di Nauru erano così volutamente crudeli da arrivare alla tortura.