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Australia: due proposte di legge rischiano di ridurre al silenzio la società civile e creare un clima di segretezza. Amnesty International chiede al governo di ritirarle
Amnesty International ha chiesto al governo dell’Australia di ritirare due proposte di legge che, se approvate, ridurrebbero al silenzio la società civile, intimidirebbero i whistleblower e pregiudicherebbero il controllo sull’azione governativa.
Le due proposte sono attualmente all’esame delle commissioni parlamentari, la prima delle quali terminerà i suoi lavori mercoledì 28 marzo.
“Queste proposte sono due chiari esempi dell’intenzione del governo di esercitare la sua supremazia in nome della sicurezza nazionale. Le autorità australiane stanno cercando di impedire alle organizzazioni non governative di operare su temi ‘sensibili’ come la chiusura dei centri di detenzione offshore per richiedenti asilo e di sottrarsi al controllo dell’opinione pubblica“, ha dichiarato James Gomez, direttore di Amnesty International per l’Asia sudorientale e il Pacifico.
“L’Australia desidera aggregarsi a quei governi, dal Cairo a Budapest fino a Nuova Delhi, che presentano leggi per soffocare la società civile e creare un clima di segretezza sul loro operato. Le due proposte di legge devono essere ritirate immediatamente“, ha aggiunto Gomez.
La prima proposta, la “Legge di riforma sul finanziamento elettorale e la rivelazione di informazioni“, prevede limitazioni arbitrarie alle organizzazioni della società civile obbligandole ad annullare o ridimensionare le loro campagne su questioni di importante interesse pubblico come l’ambiente, i diritti dei minori e i diritti delle popolazioni aborigene.
La legge obbligherebbe le Ong a registrarsi come “soggetti politici” qualora si occupassero di temi che potrebbero essere discussi durante una campagna elettorale. Il testo attuale è talmente vago e generico da lasciare le Ong nella totale incertezza rispetto ai temi che potrebbero essere oggetto di discussione.
La legge inoltre costringerebbe le Ong a porre in essere una serie di procedure onerose con l’intento di limitare la destinazione dei finanziamenti dall’estero al funzionamento amministrativo piuttosto che alle attività volta a migliorare la vita delle persone: procedure particolarmente insostenibili per molte organizzazioni che già attualmente operano con bilanci assai esigui.
La seconda proposta, la “Legge sullo spionaggio e le interferenze straniere“, imporrebbe sanzioni penali nei confronti di chi riveli quelle che sono genericamente definite informazioni “sensibili“.
Sebbene il testo contenga alcune disposizioni favorevoli alla protezione dei giornalisti, nessuna garanzia è prevista per i whistleblower che rivelino violazioni dei diritti umani o altre informazioni di interesse pubblico, né per altri difensori dei diritti umani che potrebbero trovarsi a discutere di questioni riguardanti i diritti umani con rappresentanti di governi stranieri.
Nella sua attuale formulazione, la legge considera reato penale persino la condivisione di informazioni già di dominio pubblico, come dei semplici retweet, anche da parte di persone inconsapevoli della classificazione in termini di sicurezza nazionale delle informazioni condivise.
“Se approvate, queste leggi eroderebbero i diritti alla libertà di espressione e di associazione, in diretto contrasto con gli obblighi assunti dall’Australia nei confronti del diritto internazionale dei diritti umani. Il governo australiano deve recedere da questo palese tentativo di mettere la museruola alla società civile“, ha commentato Gomez.
Lo pensa anche il Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla riservatezza, secondo il quale la Legge sullo spionaggio e le interferenze straniere avrebbe un “effetto raggelante” sui diritti umani.
La proposta di legge ha una formulazione ampia e generica e le sanzioni penali per aver rivelato informazioni che non minacciano la sicurezza nazionale e sarebbero di interesse pubblico sono sproporzionate e, in quanto tali, violerebbero la libertà di espressione.
Le due proposte di legge, presentate al parlamento alla fine del 2017, sono state contestate dalle organizzazioni della società civile e dai mezzi d’informazione.
Nel 2017, Amnesty International aveva presentato le sue osservazioni alla Legge di riforma sul finanziamento elettorale e la rivelazione di informazioni.