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In una lettera al presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, Amnesty International ha sollecitato un’indagine indipendente e trasparente sull’uso eccessivo della forza con cui la polizia palestinese ha attaccato manifestanti pacifici a Ramallah, il 30 giugno e il 1° luglio.
Le manifestazioni erano state indette dagli attivisti della società civile palestinese per protestare contro l’incontro tra il presidente Abbas e il vice primo ministro israeliano Shaul Mofaz, in programma il 1° luglio.
Alle 17 del 30 giugno, circa 200 persone si sono radunate in piazza al-Manara e hanno iniziato un corteo pacifico diretto verso gli edifici presidenziali, in via Irsal. Decine di agenti della sicurezza palestinese, in uniforme e in borghese, hanno impedito con la forza al corteo di avanzare.
Cinque manifestanti sono stati trattenuti per ore nella principale stazione di polizia di Ramallah e, all’uscita, hanno denunciato di essere stati sottoposti a maltrattamenti. Altri 10 manifestanti sono stati ricoverati in ospedale per essere dimessi 24 ore dopo; 18 di essi hanno presentato denuncia alla Commissione indipendente per i diritti umani.
I giornalisti che seguivano la manifestazione sono stati picchiati e costretti a non effettuare fotografie e riprese. Uno di loro, il 33enne Mohamed Jaradat, è stato ricoverato in ospedale a causa del pestaggio subito.
Una situazione del genere si ripetuta il 1° luglio, sotto gli occhi di delegati di Amnesty International: manifestanti pacifici sono stati attaccati da uomini della sicurezza, alcuni dei quali armati.
Le testimonianze raccolte il 1° luglio sulle cariche e i pestaggi del giorno stesso e di quello precedente pongono seri interrogativi su quanto l’Autorità palestinese voglia rispettare il diritto di manifestazione pacifica e il diritto alla libertà d’espressione.
Considerando il clima d’impunità e di mancata trasparenza nel quale si sono svolte precedenti indagini sull’operato delle forze di polizia palestinesi, Amnesty International ha chiesto al presidente Abbas che la commissione d’inchiesta da lui nominata agisca in modo indipendente e trasparente e renda pubbliche al più presto le sue conclusioni.