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Una parodia della giustizia e uno scioccante attacco alla libertà d’espressione: così Amnesty International ha definito la condanna a 10 anni di carcere inflitta il 25 ottobre 2016 a Giyas Ibrahimov, attivista 22enne dell’Azerbaigian.
Ibrahimov è stato giudicato colpevole di reati di droga, ai sensi dell’articolo 234 del codice penale, sulla base di una ‘confessione’ estorta con la tortura. Il reale motivo della condanna è di aver fatto una scritta con lo spray su una statua del defunto ex presidente Heydar Aliyev, padre dell’attuale presidente Ilham Aliyev. La scritta, ‘Felice giorno dello schiavo’, voleva essere una presa in giro dello slogan ‘Felice giorno dei fiori’, una ricorrenza che si celebra ogni anno il 10 maggio, compleanno dell’ex presidente.
Ibrahimov era stato arrestato insieme all’amico e attivista Bayram Mammadov il 9 maggio 2016, dopo che quest’ultimo aveva pubblicato su Facebook la foto della statua su cui era stata fatta la scritta. Sul retro della statua gli attivisti sono soliti scrivere messaggi di protesta politica con linguaggio osceno. La polizia sostiene di aver scoperto otto grammi di eroina in possesso dei due ragazzi. Tuttavia, nel corso degli interrogatori si è parlato solo della scritta sulla statua ed è stato ripetutamente chiesto loro di scusarsi pubblicamente per aver offeso l’ex presidente. Hanno rifiutato e per punizione sono stati picchiati e costretti a pulire i gabinetti della stazione di polizia mentre venivano filmati e minacciati di stupro.
Il processo contro Mammadov è ancora in corso. Se giudicato colpevole, rischia la medesima condanna di Ibrahimov. Amnesty International chiede l’immediato annullamento della condanna di Ibrahimov e l’avvio di un’inchiesta indipendente sulle torture che egli ha denunciato di aver subito. In Azerbaigian, i difensori dei diritti umani, gli attivisti politici e i giornalisti indipendenti si trovano in una morsa, costantemente a rischio di ricatti, aggressioni fisiche e torture. Ibrahimov e Mammadov saranno tra i casi di ‘Write for rights’, la maratona globale di raccolta firme di Amnesty International che prenderà il via il 1° dicembre.