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Minacce, arresti e procedimenti giudiziari nei confronti di chi ha osato criticare le proposte di emendamenti alla costituzione hanno segnato lo svolgimento della campagna per il referendum del 26 settembre in Azerbaigian.
Ad agosto, la polizia ha arrestato tre attivisti del gruppo di opposizione Alternativa repubblicana (Real) che avevano lanciato una petizione contro il referendum sugli emendamenti alla Costituzione. Il direttore generale di Real, Natig Jafarli, è stato arrestato il 12 agosto nella capitale Baku, accusato di attività imprenditoriali illegali e abuso di potere e posto in detenzione preventiva per quattro mesi. Il 9 settembre è stato scarcerato ma resta in attesa del processo.
Altri due attivisti di Real, Elshan Gasimov e Togrul Ismail, sono stati arrestati il 15 agosto da agenti in borghese mentre andavano a ritirare materiale per la campagna contro il referendum. Hanno dovuto scontare sette giorni di detenzione amministrativa per resistenza a pubblico ufficiale.Gli emendamenti costituzionali sottoposti al referendum daranno ulteriori poteri al già potente presidente dell’Azerbaigian, consentendogli un mandato di durata maggiore e la facoltà di sciogliere il parlamento e convocare elezioni presidenziali anticipate. Gli emendamenti daranno maggiori poteri al governo per violare il diritto alla libertà d’associazione, già compromessa dal divieto di svolgere raduni pubblici nel centro di Baku.
Tutte le principali scadenze elettorali degli ultimi anni sono state segnate da giri di vite nei confronti della libertà d’espressione, di assemblea pacifica e di associazione. Negli ultimi tre anni praticamente tutti i difensori dei diritti umani, gli avvocati per i diritti umani e i giornalisti indipendenti sono stati presi di mira, arrestati o condannati per reati inesistenti. Secondo i gruppi locali per i diritti umani, oltre 70 persone si trovano in carcere per accuse politicamente motivate.