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Il rifiuto, da parte degli organizzatori del concorso musicale Eurovision 2012, di condannare le violazioni dei diritti umani in corso in Azerbaigian, costituisce un via libera alla repressione.
Nonostante l’European broadcasting union (Ebu) si fosse pubblicamente impegnata a sostenere la libertà d’espressione, non una parola di protesta si è levata quando il 21 maggio – il giorno prima dell’inizio dell’evento, la cui finale si svolgerà il 26 maggio – la polizia ha disperso con violenza due manifestazioni nella capitale Baku.
Secondo le testimonianze raccolte sul posto da Amnesty International, 200 manifestanti si erano radunati in due distinti punti di Baku per chiedere la fine della corruzione e il rispetto dei diritti umani, quando le forze di polizia li hanno costretti a salire a bordo di autobus, scaricandoli fuori città, picchiandone molti e arrestandone 38.
Uno degli organizzatori, Abdulfaz Gurbanly, ha denunciato di essere stato, così come altri, preso a calci e manganellato in una stazione di polizia.
Alla retata hanno assistito alcuni giornalisti internazionali, circostanza che getta molti dubbi su quanto dichiarato dall’Ebu e cioè che la presenza della stampa estera al seguito di Eurovision 2012 avrebbe migliorato la situazione dei diritti umani.
‘La copertura di Eurovision 2012 da parte dei giornalisti internazionali non servirà a niente se non convincerà la diplomazia e i partner economici dell’Azerbaigian ad agire in favore della libertà d’espressione‘ – ha dichiarato Mark Tucker, di Amnesty International.
In un suo recente documento, Amnesty International ha denunciato numerosi casi di giornalisti e difensori dei diritti umani attaccati., ricattati e imprigionati. L’Ebu non ha voluto commentare su nessuno di questi casi.
Amnesty International teme che, alla fine di Eurivosion 2012, gli attivisti che hanno colto quell’opportunità per denunciare le violazioni dei diritti umani, saranno presi di mira dalle autorità. I quotidiani controllati dallo stato hanno già avviato una campagna diffamatoria nei confronti dei promotori della campagna ‘Suona per la democrazia’, etichettandoli come agenti dell’Armenia, stato con cui l’Azerbaigian ha una disputa territoriale da due decenni.
‘Speriamo che i giornalisti internazionali con cui abbiamo parlato nelle ultime settimane non si dimentichino di noi dopo Eurovision. Sarebbe molto pericoloso per noi‘ – ha detto Rasul Javarov, uno dei leader di Suona per la democrazia.