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Amnesty International ha sollecitato le autorità dell’Azerbaigian a cessare la persecuzione ai danni degli attivisti online, dopo che due esponenti di un’organizzazione giovanile di opposizione sono stati presi di mira per aver invitato, tramite Facebook, a manifestare contro il governo.
Jabbar Savalan, membro del Partito del fronte popolare dell’Azerbaigian (Apfp), è stato arrestato il 5 febbraio e condannato a due mesi di carcere in attesa del processo, che riguarderà pretestuose accuse di droga, dopo aver postato su Facebook un appello a indire la ‘giornata della collera’, sul modello delle proteste mediorientali e nordafricane. Se giudicato colpevole, rischia fino a tre anni di carcere.
Un altro esponente dell’Apfp, Elcin Hasanov, è stato convocato dalla polizia il 9 febbraio dopo che aveva pubblicato su Facebook un appello per mobilitare i giovani contro l’arresto di Savalan. La polizia gli ha chiesto di cancellare il post e di scusarsi, cosa che egli non ha fatto.
‘Le autorità hanno già imbavagliato buona parte dei mezzi d’informazione tradizionali. Accanendosi contro l’attivismo online, stanno riducendo al silenzio una delle poche piattaforme rimaste disponibili per le opinioni critiche‘ – ha dichiarato John Dalhuisen, vicedirettore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
Anche in altri casi, le autorità azere hanno incriminato per reati di droga persone note per aver criticato il governo.
I giornalisti e gli attivisti della società civile dell’Azerbaigian vanno spesso incontro a minacce, intimidazioni e atti di violenza e viene loro impedito di svolgere il loro lavoro.