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La repressione della libertà d’espressione in Azerbaigian va avanti senza sosta. Il 13 novembre 2013 Rashad Ramanazov, scrittore e blogger noto per aver criticato le autorità su Facebook e YouTube, è stato condannato a nove anni di carcere per accuse di droga che appaiono essere state fabbricate.
Il dissidente era stato arrestato il 9 maggio e portato negli uffici dell’Unità contro il crimine organizzato del ministero degli Interni. Qui, sarebbero stati rinvenuti nove grammi di eroina nel suo portafogli. Quando, otto giorni dopo, il suo avvocato ha potuto incontrarlo, ha riscontrato profonde ferite al capo. Ramanazov ha denunciato che la droga gli è stata messa addosso dagli agenti di polizia, che lo hanno picchiato duramente a più riprese.
Sempre il 13 novembre Sardar Alibeyli, direttore del quotidiano dell’opposizione Nota Bene, è stato condannato a quattro anni di carcere per la pretestuosa accusa di ‘teppismo’. Era stato arrestato il 31 luglio a seguito della denuncia di un uomo che sarebbe stato da lui colpito con una pietra. Nel corso del processo, Alibeyli ha dichiarato di non conoscere minimamente il suo accusatore, che ha cambiato versione senza che ciò suscitasse perplessità nella giuria. Nei mesi precedenti, Nota Bene era stato molto critico nei confronti delle autorità e aveva dato spazio ad articoli di esponenti dell’opposizione, anche all’estero.
Amnesty International ha chiesto la scarcerazione immediata e incondizionata di Ramanazov e Alibeyli. Il numero dei prigionieri di coscienza condannati in Azerbaigian solo a causa dell’espressione delle loro opinioni, è salito ad almeno 18.