Azerbaigian, nuove violenze da parte della polizia

15 Maggio 2012

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A pochi giorni allo svolgimento del concorso musicale europeo Eurovision 2012, un’altra manifestazione pacifica è stata stroncata con grande violenza dalla polizia dell’Azerbaigian.

Lunedì 14 maggio le forze di polizia hanno circondato i giardini Sabir, nella capitale Baku, di fronte al palazzo delle autorità comunali, interrompendo una manifestazione pacifica di 300 persone e arrestando diverse persone, tra cui in particolare esponenti dell’opposizione politica. Poco prima, la polizia aveva cordonato la stazione della metropolitana di Icheri Sheher per cercare d’impedire l’afflusso alla manifestazione.

L’iniziativa era stata convocata per chiedere la liberazione dei prigionieri politici. Abulfaz Gurbanly, tra i promotori della manifestazione e responsabile del Comitato giovanile del Fronte popolare, un partito di opposizione, è stato arrestato insieme ad altri 17 attivisti per poi essere rilasciato dopo un ammonimento verbale e alcune ore di detenzione. Gurbanly ha riferito ad Amnesty International che agenti in borghese hanno preso a calci e pugni i manifestanti per poi trascinarli via tirandoli per i capelli. Altre 10 attiviste sono arrestate, portate via dal luogo della manifestazione e rilasciate in un’altra parte di Baku.

Si è trattato, secondo Amnesty International, dell’ennesima dimostrazione dell’approccio delle autorità dell’Azerbaigian nei confronti della libertà d’espressione. Neanche l’attenzione della stampa internazionale che seguirà la manifestazione canora in programma nelle prossime settimane ha dissuaso il governo dall’ordinare di reprimere manifestazioni pacifiche.

Il 14 maggio, la polizia ha interrotto una manifestazione pacifica che si stava svolgendo a Baku, arrestando diversi esponenti, tra cui in particolare esponenti dell’opposizione. Neanche l’attenzione della stampa internazionale che seguirà il concorso musicale europeo Eurovision 2012 in programma nelle prossime settimane ha dissuaso il governo dall’ordinare di reprimere manifestazioni pacifiche.