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Zainab al-Khawaja, nota attivista per i diritti umani del Bahrein, figlia del difensore dei diritti umani Abduladi al-Khawaja (condannato all’ergastolo per aver preso parte in modo pacifico alle manifestazioni contro il governo del 2011) è stata arrestata il 14 ottobre 2014 per aver strappato una foto del re.
L’atto di protesta è avvenuto nel corso dell’udienza d’appello contro due precedenti condanne subite da Zainab al-Khawaja, sempre per aver strappato foto del re. In quelle occasioni, nel 2012, era stata condannata a quattro mesi di carcere per ‘distruzione di proprietà del governo’.
Dopo aver fatto a pezzi la foto del re e prima di consegnarli al giudice, Zainab ha dichiarato in aula.
‘Sono la figlia di un uomo coraggioso e libero. Mia madre mi ha fatto nascere libera in questo mondo e mio figlio nascerà libero a sua volta, anche se dovesse accadere tra le mura di una prigione. È mio diritto ed è mia responsabilità, come persona libera, protestare contro l’oppressione e gli oppressori’.
Prima di essere rilasciata nel febbraio 2014, Zainab al-Khawaja aveva trascorso in carcere quasi un anno per quello e altri reati, tra cui insulto a un’agente di polizia, riunione illegale, rivolta e incitamento all’odio contro il governo.
Zainab al-Khawaja, che sta per portare a termine la gravidanza, rischia questa volta l’incriminazione per ‘offesa al re, alla bandiera o agli emblemi nazionali’, che può essere punita con sette anni di carcere.
Amnesty International chiede il suo rilascio immediato e incondizionato e che cessi la persecuzione nei confronti di altri attivisti, tra cui la sorella di Zainab, Maryam al-Khawaja, rilasciata su cauzione e in attesa del processo per ‘aggressione a pubblici ufficiali’.
Nabeel Rajab comparirà in tribunale il 19 ottobre per rispondere dell’accusa di aver offeso pubblicamente le istituzioni dopo che aveva commentato su Twitter la notizia che agenti delle forze di sicurezza del Bahrein si erano aggregati al gruppo armato che si è denominato Stato islamico.
Nader Abdulemam è detenuto nella prigione Dry Dock per aver pubblicato su Twitter frasi ritenute ingiuriose nei confronti di Khalid bin al-Waleed, uno dei compagni del profeta Maometto e rinomato combattente islamico.