Bahrein, imminenti due fucilazioni. Attivista per i diritti umani intimidito

24 Maggio 2011

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Amnesty International ha chiesto alle autorità del Bahrein di commutare le condanne a morte, confermate in appello il 22 maggio, di ‘Ali ‘Abdullah Hassan al-Sankis e ‘Abdelaziz ‘Abdelridha Ibrahim Hussain, giudicati colpevoli da un tribunale speciale militare dell’omicidio di un poliziotto avvenuto il 16 marzo nel corso di una delle proteste antigovernative in corso da settimane nel paese. Altri due coimputati hanno avuto la pena commutata in ergastolo.

L’organizzazione per i diritti umani si è rivolta direttamente al re Hamad bin ‘Issa Al Khalifa chiedendogli di non ratificare le esecuzioni e disporre la loro commutazione. Se il Bahrein iniziasse a ricorrere al plotone d’esecuzione, la crisi dei diritti umani in corso diventerebbe ancora più acuta.

Secondo l’accusa, il 16 marzo ‘Ali ‘Abdullah Hassan al-Sankis e ‘Abdelaziz ‘Abdelridha Ibrahim Hussain avrebbero premeditatamente, insieme ad altre tre persone, investito con un automobile due agenti di polizia. Quel giorno, le forze di sicurezza avevano lanciato una violenta repressione contro le manifestazioni antigovernative, coadiuvate dalle truppe inviate dall’Arabia Saudita per sedare le rivolte. Il giorno prima, il re aveva dichiarato lo stato d’emergenza.

Amnesty International ha anche denunciato una grave intimidazione nei confronti di Nabeel Rajab, direttore del Centro per i diritti umani del Bahrein, organizzazione dichiarata illegale dal governo. All’alba del 21 maggio la sua abitazione è stata fatta oggetto di lanci di gas lacrimogeni, che sono penetrati all’interno rischiando di causare la morte per soffocamento del fratello, della moglie e della figlia dell’attivista per i diritti umani.

Non è la prima volta che Rajab, già sottoposto al divieto di lasciare il paese, finisce nel mirino delle forze di sicurezza: ad aprile tanto la sua abitazione quanto quella della madre erano state colpite alla stessa maniera. Amnesty International chiede al governo del Bahrein di avviare un’indagine indipendente su queste intimidazioni e di annullare ogni provvedimento restrittivo nei confronti di Rajab.

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