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Al termine di udienze durate meno di cinque minuti, il 28 settembre 2011 la Corte d’appello per la salute nazionale ha confermato le condanne all’ergastolo per sette imputati e quelle a pena detentiva per altre 14 persone, sette delle quali giudicate in contumacia.
La corte marziale d’appello ha confermato i verdetti emessi a giugno dalla Corte di primo grado per la salute nazionale, secondo la quale i 21 imputati avevano cercato di modificare il sistema politico e avevano incitato all’uso della violenza.
Secondo un osservatore, gli imputati erano comparsi di fronte al giudice in abiti civili e ciò aveva fatto sperare nel loro rilascio. Agli imputati è stato impedito ogni contatto coi parenti presenti in aula. Dopo il verdetto, hanno potuto incontrare in privato gli avvocati per organizzare il ricorso alla Corte di cassazione. Questo tribunale, tuttavia, potrà pronunciarsi solo su questioni procedurali e non anche sulle accuse, sulle prove o sulle denunce di tortura presentate da alcuni imputati, tra i quali il noto attivista per i diritti umani ‘Abdulhadi al-Khawaja.
Al termine dei processi, Amnesty International ha nuovamente chiesto al re del Bahrein, Shaikh Hamad bin ‘Issa Al Khalifa, di porre fine a questo simulacro di giustizia, ordinando il rilascio di tutte le persone condannate dai tribunali militari o almeno un nuovo processo di fronte a corti civili legittimamente costituite.