Bahrein, la corte di Cassazione conferma le condanne di nove operatori sanitari

2 Ottobre 2012

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La sentenza emessa il 1° ottobre dalla Corte di cassazione del Bahrein, che ha confermato le condanne di nove operatori sanitari per il ruolo svolto nelle proteste del 2011, è un’ulteriore prova che il governo del regno del Golfo persico non fa sul serio quando parla di diritti umani.

Ali ‘Esa Mansoor al’Ekri è stato condannato a cinque anni, Ebrahim Abdullah Ebrahim al-Dumistani a tre anni, Ghassan Ahmed ‘Ali Dhaif, Sa’eed Mothaher Habib al Samahiji a un anno, Mahmood Ashghar ‘Abdulwahab a sei mesi, Dhia Ibrahim Ja’far a due mesi, Bassim Ahmed ‘Ali Dhaif, Nader Mohammed Hassan Dewani e Abdulkhaleq ‘Ali Hussain al-‘Oraibi a un mese.

Amnesty International ha sollecitato le autorità bahreinite ad annullare le condanne e a rilasciare immediatamente sei dei nove condannati portati in carcere la mattina del 2 ottobre. Tutti i condannati sono considerati dall’organizzazione per i diritti umani prigionieri di coscienza, processati solo per aver denunciato pubblicamente l’uso eccessivo della forza con cui le autorità bahreinite stroncarono le manifestazioni per le riforme del 2011 e per aver rilasciato interviste a organi d’informazione stranieri.

La sentenza della Corte di cassazione è arrivata solo pochi giorni dopo la condanna di Zainab al-Khawaja, attivista per i diritti umani a due mesi di carcere per aver strappato una fotografia del re del Bahrain e del rifiuto di rilasciare Nabeel Rajab, noto difensore dei diritti umani, che sta scontando una condanna a tre anni di carcere per reati di opinione.