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Per la sesta volta le autorità giudiziarie bahreinite hanno rinviato il processo nei confronti di Nabil Rajab, il presidente del Centro per i diritti umani del Bahrein.
Rajab deve rispondere dei reati di “offesa a pubblica autorità”, “offesa a paese straniero”, “diffusione di notizie false in tempo di guerra” per una serie di tweet pubblicati nel 2015 sulla tortura in una prigione del Bahrein e sui crimini di guerra commessi dall’Arabia Saudita nel corso del conflitto nello Yemen. La prossima udienza si terrà il 21 febbraio. Rischia fino a 15 anni di carcere.
In carcere dal giugno 2016, Rajab era stato rimesso in libertà il 28 dicembre per essere immediatamente riarrestato per nuove accuse relative a interviste rilasciate nel 2015 e nel 2016 a emittenti televisive internazionali. In questo secondo processo, a sua volta rinviato all’8 febbraio, Rajab è imputato di “diffusione di notizie false relative alla situazione interna”.
Da cinque anni, Rajab entra ed esce dal carcere a causa del suo attivismo e delle sue denunce delle violazioni dei diritti umani. La decisione di rinviare ulteriormente un processo e di avviarne un altro pare il risultato di una deliberata strategia persecutoria.