Bahrein: timori di ulteriore repressione in occasione dell’anniversario della rivolta del 2011

14 Febbraio 2017

Tempo di lettura stimato: 2'

Amnesty International ha chiesto alle autorità del Bahrein di astenersi dall’uso della forza eccessiva nei confronti delle manifestazioni che stanno marcando l’anniversario della rivolta del 14 febbraio 2011.

Il Bahrein è sull’orlo di una crisi dei diritti umani, dopo settimane di crescente repressione segnata da violenze contro i manifestanti, esecuzioni di condanne a morte, detenzioni arbitrarie e un giro di vite nei confronti della libertà d’espressione.

Il 15 gennaio, dopo una pausa di quasi sette anni, sono state eseguite tre condanne a morte. Per stroncare le proteste scoppiate in una ventina di villaggi del paese, il governo ha fatto ricorso ai blindati e usato massicciamente gas lacrimogeni e fucili a pallini contro i manifestanti.

Le proteste sono proseguite anche nei giorni successivi. Il 26 gennaio, nel corso di scontri, uomini in borghese dal volto coperto hanno fatto fuoco contro i manifestanti con pistole semiautomatiche Benelli.

Altre proteste hanno dato luogo ad atti di violenza. Secondo il ministero dell’Interno, sarebbero stati uccisi due agenti di polizia, rispettivamente il 14 e il 29 gennaio.

Il 12 febbraio centinaia di persone sono scese in strada per protestare contro il divieto di svolgere i funerali di tre uomini, evasi dalla prigione di Jaw il 1° gennaio e uccisi in mare dalla Guardia costiera. Anche in questo caso sono stati usati fucili a pallini e gas lacrimogeni. In un filmato, si vede un veicolo blindato (poi dato alle fiamme) dirigersi a tutta velocità contro i manifestanti.

Da sei anni il governo del Bahrein sostiene di essere impegnato in direzione delle riforme e del rispetto dei diritti umani. La realtà dice il contrario. Leggi il post pubblicato sul Fatto quotidiano.