Bahrein, tutti i prigionieri devono essere rimessi in libertà

30 Maggio 2012

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Bahrein, Al-Khawaja sospende sciopero della fame. Alcuni prigionieri di coscienza rilasciati su cauzione. Amnesty International chiede siano tutti rimessi in libertà

Il 28 maggio Nabeel Rajab, presidente del Centro per i diritti umani del Bahrein, è stato rilasciato dietro pagamento di una cauzione equivalente a circa 800 dollari. Dovrà comparire in tribunale il 17 giugno per rispondere delle imputazioni di aver incitato persone a prendere parte a una manifestazione illegale, aver preso parte a una manifestazione illegale e aver recato disturbo all’ordine pubblico. Il 24 giugno dovrà invece rispondere dell’accusa di ‘insulto a istituzione nazionale’, per aver postato su Twitter alcuni commenti giudicati offensivi.

Sempre il 28 maggio, Abdulhadi al-Khawaja ha posto fine a uno sciopero della fame durato 110 giorni. Già rappresentante per il Bahrein dell’Organizzazione non governativa Frontline Defenders, al-Khawaja è in carcere insieme ad altri 12 attivisti dell’opposizione per reati di opinione collegati alle proteste del 2011. I 13 prigionieri sono stati condannati a pene fino all’ergastolo, come nel caso di al-Khawaja, ma la Corte di cassazione ha ordinato un nuovo processo, attualmente in corso.

Amnesty International chiede l’immediato rilascio di questi 13 prigionieri di coscienza, così come di Mahdi ‘Issa Mahdi Abu Deeb, esponente dell’Associazione degli insegnanti del Bahrein, condannato in primo grado a 10 anni e il cui processo riprende il 30 maggio.

L’organizzazione per i diritti umani chiede inoltre che vengano definitivamente prosciolti altri attivisti che sono stati recentemente rilasciati su cauzione: tra questi, Jalila Salman, altra esponente dell’Associazione degli insegnanti del Bahrein, originariamente condannata a tre anni, e Ma’suma Sayyid Sharaf e Zainab al-Khawaja, figlia di Abdulhadi.

Il 20 maggio Ma’suma Sayyid Sharaf e Zainab al-Khawaja hanno indetto uno sciopero della fame di cinque giorni, ma Zainab al-Khawaja è stata ricoverata in ospedale dopo tre giorni. Il 24 maggio, un tribunale l’ha condannata a 30 giorni di carcere, già ampiamente scontati nel periodo compreso tra l’arresto e l’udienza.

Le due attiviste dovranno comparire di fronte a un giudice a giugno per rispondere di varie imputazioni tra cui aggressione a una poliziotta e manifestazione illegale.