Bambini e bambine soldato ancora impiegati nei conflitti in 19 paesi

10 Febbraio 2013

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In occasione della Giornata internazionale contro l’uso dei bambini e delle bambine soldato, che ricorre il 12 febbraio, Amnesty International ha sollecitato gli stati ad adottare un rigoroso Trattato sul commercio di armi, rafforzando le blande clausole, presenti nell’attuale testo in bozza, idonee a impedire i trasferimenti di armi a stati e gruppi che impieghino minori di 18 anni nei conflitti.

Secondo la Coalizione Child Soldier International, di cui Amnesty International fa parte, dal gennaio 2011 bambini e bambine soldato sono stati impiegati in almeno 19 paesi. Di questi, fa parte anche il Mali, nonostante aderisca al Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell’infanzia.

‘Le recenti ricerche di Amnesty International in Mali hanno rivelato ancora una volta l’orrore che viene imposto alle bambine e ai bambini soldato, arruolati nelle fila delle forze governative o dei gruppi armati e talvolta mandati in prima linea’ – ha dichiarato Brian Wood, responsabile del programma Controllo delle armi e diritti umani di Amnesty International.

In Mali, i ricercatori di Amnesty International hanno intervistato testimoni oculari e bambini soldato arruolati dai gruppi armati islamisti attualmente in conflitto con le forze armate locali e con quelle francesi nel nord del paese.

A Diabaly, 400 chilometri a nord-est della capitale Bamako, numerose persone tra cui il vicesindaco, hanno visto bambini dai 10 ai 17 anni arruolati nei gruppi armati islamisti che avevano preso il controllo della zona.

‘Potravano fucili. Uno di loro era così piccolo che a volte il fucile gli cadeva in terra’ – ha dichiarato un testimone.

Più a sud, a Segoù, Amnesty International ha incontrato due bambini soldato, uno dei quali mostrava segni di disturbi mentali. I due sono stati liberati dalle truppe francesi e maliane e consegnati alle autorità locali.

Uno dei due, 16 anni, ha raccontato ad Amnesty International:

‘Studiavo alla scuola coranica insieme ad altri 23 alunni. Due mesi fa il nipote del nostro maestro ci ha venduti agli islamisti. Ci hanno inserito in un gruppo di 14 ragazzi che portavano armi da fuoco. All’inizio, mi hanno detto di lavorare nelle cucine. Cucinavamo in una chiesa cristiana occupata dagli islamisti. I ribelli ci picchiavano durante le lezioni di Corano perché volevano che pronunciassimo i nomi in arabo come loro’

‘Poi è iniziato l’addestramento a sparare, ci dicevano di mirare al cuore o ai piedi. Prima di andare a combattere, dovevamo mangiare riso mescolato con una polvere bianca e una salsa con una polvere rossa. Ci facevano anche delle iniezioni. A me, ne hanno fatte tre. Dopo le iniezioni e dopo il riso con quella polvere, mi sentivo come il motore di un’automobile, potevo fare qualsiasi cosa per i miei maestri. Immaginavo i miei nemici come cani e tutto quello che volevo era di sparargli.’

Secondo il racconto del ragazzo, tra il 20 e il 21 gennaio, durante gli scontri per il controllo di Diabaly, sono morti quattro bambini soldato.

Amnesty International ha raccolto prove sull’uso precedente dei bambini soldato da parte delle milizie filogovernative del Mali, ma non vi sono casi documentati sul loro impiego in prima linea.

Negli ultimi anni, Amnesty International ha documentato l’uso o ha ricevuto denunce sull’impiego di bambini e bambine soldato in numerosi altri paesi, tra cui Repubblica centrafricana, Ciad, Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo,Sri Lanka, Somalia e Yemen.