Dall’8 febbraio al 2 marzo, 600 attivisti hanno monitorato i profili social – Facebook e Twitter – di tutti i candidati ai collegi uninominali di Camera e Senato delle coalizioni di Centrosinistra, Centrodestra, del Movimento 5 Stelle e di Liberi e uguali; dei candidati presidenti delle regioni Lazio e Lombardia e dei leader.
Ecco le principali conclusioni del nostro lavoro di osservazione:
“Alcune forze politiche si sono servite di stereotipi e incitazioni all’odio per fare propri diffusi sentimenti populisti, identitari e xenofobi, promuovendo la diffusione di un linguaggio incendiario, divisivo, che discrimina anziché promuovere l’eguaglianza, che pensa che minoranze e gruppi vulnerabili siano una minaccia e che i diritti non spettino a tutti“, ha commentato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia.
Il barometro dell’odio è basato sull’aggregazione di dati quantitativi e qualitativi raccolti grazie al supporto dei nostri attivisti e vuole rappresentare l’andamento dei discorsi d’odio in campagna elettorale.
Il barometro dell’odio misura in che modo (offensivo, grave o molto grave) e contro di chi (i bersagli, le vittime) si sviluppano discorsi d’odio.
Il discorso d’odio è un tipo di discorso pubblico, che incita o cerca di incitare al pregiudizio, all’odio, alla paura, alle discriminazioni o persino alla violenza contro una persona o gruppo di persone sulla base dell’appartenenza, vera o presunta, ad un gruppo sociale, all’identificazione basata sull’etnia, la religione, la lingua, l’orientamento sessuale, l’identità di genere o particolari condizioni fisiche o psichiche. Approfondisci.
Attraverso la rete dei nostri attivisti sul territorio, i coordinamenti tematici, le task force specializzate e i volontari 2.0 stiamo monitorando le dichiarazioni sulle pagine social di un campione rappresentativo di candidati durante le ultime tre settimane della campagna elettorale, dal 8 febbraio al 2 marzo 2018. I risultati complessivi saranno pubblicati in un report finale.
Il barometro dell’odio è parte di un progetto più ampio che coinvolge l’attivismo e che mette in campo strumenti innovativi e partecipazione attiva.
Il nostro obiettivo è quello di arginare e diminuire l’uso del linguaggio violento, aggressivo e discriminatorio, rispondendo ai profondi cambiamenti in atto nella nostra società e dando voce a tutte quelle persone che non hanno intenzione di cadere nella trappola del noi contro loro.
Numero frasi segnalate
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Viola Giangiordano, attivista del Gruppo di lavoro “Task force Hate Speech”.
Amalia Macrì, responsabile del coordinamento Lgbti di Amnesty International Italia.
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