Bielorussia, due condanne a morte

1 Dicembre 2011

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Due uomini sono stati condannati a morte in Bielorussia il 30 novembre, al termine di quello che Amnesty International ha definito un processo non in linea con gli standard internazionali.

Dzmitry Kanavalau è stato condannato a morte per aver compiuto attacchi terroristici e aver prodotto sostanze esplosive, Uladzslau Kavalyou per averlo aiutato e non aver avvertito le autorità.

Temiamo fortemente che Kanavalau e Kavalyou siano stati sottoposti a maltrattamenti per costringerli a confessare e che il processo nei loro confronti non sia in linea con gli standard internazionali. Per come funziona, il sistema giudiziario bielorusso fa aumentare il rischio di mettere a morte un innocente‘ – ha dichiarato John Dalhuisen, vicedirettore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

Nel corso del processo, Kavalyou ha ritrattato la confessione, sostenendo che fosse stata estorta sotto pressione. Ha dichiarato che, durante gli interrogatori, sentiva Kanavalau urlare e temeva che le successive torture sarebbero capitate a lui. Sua madre ha dichiarato che entrambi gli uomini sono stati picchiati durante gli interrogatori e, in un caso, durante l’interrogatorio del figlio, sarebbe stata persino chiamata un’ambulanza.

Kamavalau e Kavalyou erano stati arrestati il 12 aprile, 24 ore dopo che un’esplosione nella capitale Minsk aveva causato 15 morti e il ferimento di centinaia di persone. In violazione del loro diritto alla presunzione d’innocenza, il 13 aprile il presidente Alyaksandr Lukashenka aveva annunciato che i due uomini avevano confessato di aver commesso quello e altri, precedenti, attentati. In realtà, Kamavalau e Kavalyou erano stati interrogati solo a partire dal 14.

La Bielorussia resta l’unico paese in Europa e tra i paesi dell’ex Unione sovietica a eseguire condanne a morte.

La pena di morte è una sanzione irrevocabile, cui ci opponiamo in tutti i casi. Chiediamo al presidente Lukashenka di dichiarare immediatamente una moratoria sulle esecuzioni e aggiungere il suo paese al crescente numero di quelli che hanno abbandonato questa barbara punizione‘ – ha concluso Dalhuisen.