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Amnesty International ha condannato l’esecuzione di due prigionieri, avvenuta in Bielorussia intorno al 16 marzo e ha sollecitato le autorità del paese a restituire i corpi alle famiglie, affinché possano essere sepolti.
Uladzslau Kavalyou e Dzmitry Kanavalau erano stati condannati a morte il 30 novembre 2011, dopo essere stati giudicati colpevoli di un attentato alla metropolitana della capitale Minsk, che nell’aprile dello stesso anno aveva causato 15 morti e oltre 300 feriti.
Il processo è stato contestato da più parti per non aver rispettato gli standard internazionali. I due imputati sono stati giudicati direttamente dalla Corte suprema e non hanno avuto così modo di ricorrere in appello a un tribunale di grado superiore. Il presidente Lukashenko aveva negato la grazia il 14 marzo.
L’esecuzione di Kavalyou è andata avanti nonostante gli appelli di Amnesty International e sebbene il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ne avesse chiesto la sospensione per poter esaminare il caso.
La data esatta della duplice esecuzione non è nota. Il 17 marzo Lubou Kavalyoua ha ricevuto una lettera dalla Corte suprema, con la data del giorno precedente, in cui veniva informata dell’esecuzione del figlio. Successivamente, la notizia è stata confermata dagli organi d’informazione di stato.
Lubou Kavalyoua, un’attivista per l’abolizione della pena di morte, aveva incontrato per l’ultima volta il figlio l’11 marzo. A suo avviso, la velocità con cui si è svolto tutto il procedimento è stata una vendetta nei confronti del suo tentativo di salvare la vita del figlio.
La sorella di Uladzslau Kavalyou, Tanya, ha riferito ad Amnesty International che le forze di sicurezza hanno impedito ogni manifestazione o gesto di cordoglio di fronte all’abitazione della famiglia, nella città di Vitebsk. Ciò nonostante, circa 30 persone hanno sfidato il divieto, deponendo fiori di fronte al portone.
La lettera inviata a Lubou Kavalyoua è un fatto inusuale. Di solito, passano settimane o mesi prima che le famiglie ricevano la notifica dell’esecuzione di un loro parente. I corpi dei prigionieri messi a morte non vengono restituiti per la sepoltura e ciò provoca ulteriore tormento ai familiari.
La Bielorussia è l’unico paese dell’Europa e dell’ex area sovietica a eseguire condanne a morte.
I prigionieri non vengono informati in anticipo dell’esecuzione, che ha luogo a distanza di pochi minuti dalla notifica del rigetto dell’appello. Vengono fatti inginocchiare e uccisi con un colpo di pistola alla nuca.