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La Corte di Cassazione ha emesso oggi il verdetto definitivo sui maltrattamenti subiti nel luglio 2001, durante il G8 di Genova, da oltre 200 persone trasferite nel carcere provvisorio di Bolzaneto, dove furono costrette a rimanere per ore in posizioni dolorose, picchiate, minacciate di subire violenze e stupri e sottoposte a perquisizioni corporali eseguite in modo volutamente degradante e a ulteriori umiliazioni.
La Corte ha ribadito in modo definitivo che a Bolzaneto furono commesse gravi violazioni dei diritti umani. Il verdetto odierno conferma le responsabilità della maggior parte degli imputati, ma la prescrizione comporta la sostanziale impunità per molti di loro.
Amnesty International Italia rileva come la mancanza del reato di tortura nel codice penale italiano abbia impedito ai giudici di punire i responsabili in modo proporzionato alla gravità della condotta loro attribuita.
La sentenza di oggi chiude il lungo, tormentato e complesso percorso giudiziario per arrivare a verità e giustizia per le vittime delle violenze del G8 di Genova che, a distanza di oltre 12 anni, resta una ferita aperta. Le responsabilità accertate nei procedimenti giudiziari coinvolgono un numero molto piccolo di coloro che parteciparono alle ingiustificabili violenze di massa poste in essere dalle forze di polizia, seguite da un’impunità che perdura per centinaia degli agenti coinvolti.
Vi è stata, in questi anni, una vergognosa mancanza di assunzione di responsabilità per i fallimenti politici e sistemici che hanno reso possibili le violenze. Non sono mai state fornite scuse alle vittime, né risultano a oggi aperti procedimenti disciplinari.
L’organizzazione per i diritti umani ritiene urgente e necessario che l’Italia si doti di strumenti adeguati a prevenire maltrattamenti e tortura da parte delle forze di polizia e ad investigarli in maniera efficace: tra questi, oltre al già ricordato reato di tortura, occorre un meccanismo di prevenzione indipendente come richiesto dai trattati internazionali a cui l’Italia ha aderito e, in particolare, dal Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti, ratificato dall’Italia nel 2013.
Le richieste dei provvedimenti legislativi e delle misure necessarie a prevenire l’impunità delle forze di polizia fanno parte dell’Agenda in 10 punti che Amnesty International ha sottoposto in vista delle ultime elezioni politiche a tutti i candidati e ai leader delle forze politiche in lizza, lanciando la campagna ‘Ricordati che devi rispondere’.
L’Agenda è stata sottoscritta da 440 candidati, di cui 117 sono stati poi eletti al parlamento.
Amnesty International Italia chiede il rispetto degli impegni presi da parte dei singoli parlamentari, nonché di tutti i leader che compongono il governo cosiddetto di larghe intese (Pd, Pdl, Scelta Civica, Partito radicale) in merito ai 10 punti della sua Agenda. L’organizzazione per i diritti umani sottolinea, in particolare, che tutti i leader delle forze politiche e dei partiti rappresentati nel governo si sono impegnati per l’introduzione di misure che garantiscano la trasparenza dell’operato delle forze di polizia e per l’introduzione del reato di tortura (punto 1 dell’Agenda) e si aspetta dunque che questo impegno sia mantenuto.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 14 giugno 2013
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