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In un documento diffuso oggi, Amnesty International ha accusato le autorità della Republika Srpska di non aver ancora riconosciuto l’effettiva dimensione della violenza sessuale che distrusse la vita di migliaia di donne durante la guerra del 1992-95 in Bosnia Erzegovina.
Sin dall’inizio della guerra, moltissime donne vennero sottoposte a tortura, tra cui stupri sistematici e ripetuti, furono ridotte in schiavitù sessuale, costrette a gravidanze forzate e ad altre forme di violenza sessuale.
Il documento, intitolato ‘Quando ognuno resta in silenzio‘ e realizzato all’interno di un progetto di Amnesty International che intende ottenere giustizia e riparazione per le sopravvissute agli stupri di guerra in Bosnia Erzegovina, descrive la situazione odierna nella Republika Srpska, una delle due entità del paese balcanico.
‘Nella Republika Srpska, il silenzio che circonda gli stupri di guerra, un crimine di diritto internazionale, è assordante. Sia le autorità che i mezzi d’informazione ignorano la sofferenza di una parte della popolazione’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. ‘Quasi 20 anni dopo la fine del conflitto, se vogliamo che le sopravvissute ricostruiscano le loro vite, è almeno necessario far uscire dall’ombra il crudele fallimento della giustizia’.
‘Molte sopravvissute stanno ancora combattendo i postumi sul piano fisico, emotivo e sociale dei crimini commessi ai loro danni. Giustizia per le sopravvissute vuol dire perseguire gli autori e riconoscere e cercare di risolvere le conseguenze di questi crimini. La Republika Srpska deve togliere lo stigma vigente contro le sopravvissute agli stupri di guerra e dar loro l’opportunità di parlare’ – ha sottolineato Dalhuisen.
Secondo quanto risulta ad Amnesty International, le autorità della Republika Srpska non hanno mai fatto un serio tentativo per sapere quante siano le sopravvissute agli stupri, conoscere i loro problemi, avviare politiche per venire incontro ai loro bisogni, stimolare un dibattito o spezzare il silenzio sui crimini commessi contro di loro.
Vinko Lale, presidente di un’associazione locale che rappresenta le persone internate durante il conflitto, ha detto ad Amnesty International: ‘Spesso, a causa dello stigma, queste donne non dicono di essere state stuprate, fanno riferimento a varie torture. Se sapessero che spezzare il silenzio potrebbe migliorare le loro vite, si sentirebbero pronte a parlare’.
A seguito degli stupri e di altre violazioni dei diritti umani, molte sopravvissute hanno sviluppato disordini da stress post-traumatico e altre sindromi, quali insicurezza, vergogna, autocolpevolizzazione, depressione, perdite di memoria, assenza di concentrazione, incubi, flashback, ansia e sfiducia negli altri.
‘Per cominciare, le autorità della Republika Srpska devono dire, chiaro e forte, che durante la guerra sono stati commessi stupri e altre violenze sessuali. Questo creerà un’atmosfera che favorirà il dibattito su questo tema e darà fiducia alle sopravvissute di farsi avanti, raccontare le loro storie e chiedere giustizia’ – ha proseguito Dalhuisen.
‘Le autorità devono identificare il numero delle sopravvissute e determinare i loro bisogni, adesso. Devono garantire che il sistema sanitario pubblico sia completamente in grado di fornire alle sopravvissute le cure mediche e psicologiche loro necessarie’ – ha aggiunto Dalhuisen.
La Legge sulla protezione delle vittime civili di guerra garantisce misure speciali di protezione sociale a chi ha subito danni fisici almeno per il 60 per cento a seguito di torture, aggressioni, stupri o altri reati commessi nel corso del conflitto, qualora abbia fatto domanda entro il 2007. Questa legge, tuttavia, ha escluso la gran parte delle sopravvissute, sia per il limite temporale sia per non aver tenuto conto del danno psicologico. Infatti, i benefici previsti dalla legge escludono le cure psicologiche.
‘Per fornire riparazione alle sopravvissute agli stupri di guerra, le autorità della Republika Srpska devono emendare la Legge sulla protezione delle vittime civili di guerra, riaprendo i termini per presentare domanda e soprattutto creando una categoria distinta che non abbia come unico criterio una percentuale di danni fisici’ – ha concluso Dalhuisen.
Ulteriori informazioni
Delle decine di migliaia di crimini di violenza sessuale commessi contro le donne e le ragazze durante la guerra della Bosnia Erzegovina, dal 1995 i casi giudicati dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, dalle corti statali o da quelle delle entità della Bosnia Erzegovina sono meno di 40.
Il governo centrale della Bosnia Erzegovina sta sviluppando una serie di leggi e politiche per garantire riparazione alle persone sopravvissute a crimini di diritto internazionale. Queste misure hanno però bisogno di essere attuate a livello delle entità in cui è diviso il paese, compresa la Republika Srpska.
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