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“I diritti umani non sono in vendita“: questo il titolo della campagna lanciata da Amnesty International per contrastare una serie di modifiche legislative, all’esame del Congresso, che potrebbero ridurre la protezione dei gruppi marginalizzati, imporre il divieto totale d’aborto, porre fine all’educazione sessuale e facilitare la licenza per possedere armi da fuoco.
“I diritti umani in Brasile sono sotto grave attacco e ci prepariamo a stare sulla linea del fronte“, ha dichiarato Jurema Werneck, direttrice generale di Amnesty International Brasile.
“Dietro la cortina fumogena della crisi economica e politica, il Congresso sta esaminando a tutta velocità una serie di modifiche alle leggi che, se approvate, metteranno a rischio la vita e i diritti di milioni di persone, soprattutto di coloro che già subiscono discriminazione ed emarginazione“, ha aggiunto Werneck.
Le modifiche proposte comprendono l’abbassamento dell’età per essere processati come adulti, in violazione del diritto internazionale e della stessa Convenzione sui diritti dell’infanzia che il Brasile è vincolato a rispettare. Attualmente, le persone che hanno meno di 18 anni al momento del reato di cui sono accusate devono essere sottoposte alla giustizia minorile.
“Se un minorenne sarà processato e mandato in prigione come adulto, i suoi diritti saranno ulteriormente in pericolo. Le prigioni brasiliane sono incredibilmente sovraffollate e le condizioni di detenzione terrificanti in tutto il paese“, ha sottolineato Werneck.
Amnesty International chiede che il Congresso respinga tutti gli emendamenti costituzionali che potrebbero abbassare a meno di 18 anni l’età alla quale i minorenni potranno essere processati come adulti.
La salute e i diritti delle donne e delle ragazze potrebbero risultare gravemente pregiudicati se venissero approvati gli emendamenti che propongono il divieto totale d’aborto, anche quando la gravidanza sia il risultato di stupro o metta a rischio la vita della madre.
Inoltre, il Congresso sta esaminando alcune proposte che intendono rimuovere dai libri di testo della scuola primaria e secondaria ogni riferimento alla salute sessuale e riproduttiva, compresa l’educazione sull’identità di genere e sull’orientamento sessuale. Questo potrebbe compromettere ulteriormente i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti). L’anno scorso il Brasile è stato il primo paese al mondo per numero di persone transgender assassinate e le autorità non hanno fatto abbastanza per fermare l’ondata di omicidi.
“Il Brasile deve decidere da che parte stare: da quella degli altri paesi delle Americhe che hanno scelto di proteggere la salute e i diritti sessuali e riproduttivi, o da quella del sempre più piccolo gruppo di paesi che usano leggi dure e crudeli per violare i diritti delle donne e delle ragazze di decidere liberamente sul loro corpo, la loro salute e la loro vita“, ha sottolineato Werneck.
Amnesty International teme che alcune delle proposte all’esame del Congresso, tra le quali soprattutto l’abolizione della Legge sul disarmo, potrebbero determinare una maggiore disponibilità di armi da fuoco. Secondo dati ufficiali, nel 2015 in Brasile sono stati commessi quasi 60.000 omicidi, il 70 per cento dei quali con armi da fuoco.
“In un paese con un livello di violenza così incredibilmente elevato, rendere più semplice il possesso di un’arma da fuoco è semplicemente folle. Le autorità brasiliane hanno il dovere di ridurre la violenza causata dalle armi da fuoco per proteggere la vita umana, non di rendere più facile la commissione di questi reati“, ha commentato Werneck.
Le comunità native e quelle di origine afroamericana (i quilombolas) rischiano di vedere ridotti i loro diritti alla terra in quanto gli emendamenti alle norme sulla delimitazione dei terreni e sul titolo di possesso finiranno per far prevalere gli interessi economici sui diritti delle comunità native e tribali garantiti dalla Costituzione e dal diritto internazionale.
Da decenni i difensori dei diritti umani che si occupano di terra, territorio e ambiente in Brasile vengono minacciati, perseguitati e uccisi. Nel 2016, a seguito di conflitti sulla terra, sono stati uccisi almeno 58 difensori e leader di comunità, in marcato aumento rispetto ai 47 omicidi dell’anno precedente. La situazione è resa più difficile dalla scarsa attuazione, anche per mancanza di risorse adeguate, del Programma nazionale per la protezione dei difensori dei diritti umani.
Le proposte all’esame del Congresso, se approvate, avranno un notevole impatto sul diritto alla libertà d’espressione e di manifestazione pacifica. Le modifiche renderanno la legge antiterrorismo ancora più vaga e generica e dunque più incline a essere usata per incriminare chi esprimerà le sue opinioni o protesterà in forma pacifica.
“Manifestare pacificamente non è un reato, bensì un diritto umano che dev’essere rispettato e protetto da parte delle autorità. Invece d’introdurre nuove draconiane leggi, le autorità dovrebbero regolamentare meglio l’uso della forza da parte della polizia nel corso di proteste e manifestazioni, un problema ricorrente e spesso letale in tutto il paese“, ha chiarito Werneck.
Amnesty International ha sollecitato una mobilitazione mondiale per resistere agli attacchi ai diritti umani in Brasile, attraverso una petizione che può essere sottoscritta sul sito http://anistia.org.br
“È il momento di unirci e di dire al Congresso, forte e chiaro, che non consentiremo alcun passo indietro nel rispetto dei diritti umani e di ricordare ai parlamentari che hanno il dovere di garantire i diritti umani a tutti“, ha concluso Werneck.
Amnesty International Brasile ha organizzato la mattina del 31 luglio una manifestazione a Brasilia, sull’Alameda dos Estados, di fronte al Congresso.