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Amnesty International ha denunciato l’entrata in vigore nel codice penale del Brunei di punizioni crudeli e disumane come la lapidazione per chi compie atti sessuali con persone dello stesso sesso e l’amputazione per chi è accusato di furto.
“L’introduzione di queste misure nel codice penale permetterebbe punizioni come la lapidazione e l’amputazione anche per i minori, per citare solo gli aspetti più crudeli di questo provvedimento”, ha dichiarato Rachel Chhoa-Howard, ricercatrice di Amnesty International per il Brunei.
“Il Brunei deve fermare immediatamente questi feroci provvedimenti e deve rivedere il codice penale in conformità con i suoi obblighi in materia di diritti umani. La comunità internazionale deve condannare urgentemente la decisione del Brunei di applicare queste pene crudeli”.
In base a quanto riportato in una nota riservata pubblicata sul sito web del procuratore generale, le pene nuovamente introdotte nel codice penale basato sulla shari’a sono entrate in vigore il 3 aprile 2019.
“Legittimare sanzioni così crudeli e disumane è già terrificante, ma alcuni dei ‘reati’ previsti, come ad esempio i rapporti fra persone dello stesso sesso consenzienti non dovrebbero nemmeno essere considerati tali – ha aggiunto Rachel Chhoa-Howard –. Queste norme ingiuste erano già state ampiamente condannate quando furono discusse per la prima volta cinque anni fa”.
Nell’aprile del 2014, in occasione dell’entrata in vigore della prima parte del codice penale, Amnesty International aveva già espresso le sue profonde preoccupazioni.
“Il codice penale del Brunei è profondamente viziato da una serie di disposizioni che violano i diritti umani – ha concluso Rachel Chhoa-Howard –. Oltre a imporre pene crudeli, inumane e degradanti, esso limita in modo evidente i diritti alla libertà di espressione, religione e credo e legittima la discriminazione contro donne e ragazze”.
Ulteriori informazioni
Il sultanato del Brunei non ha ancora ratificato la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti e ha respinto tutte le raccomandazioni in occasione della Revisione periodica del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite nel 2014.
In base alle norme internazionali sui diritti umani, tutte le punizioni corporali come la lapidazione, l’amputazione o la flagellazione, costituiscono tortura e sono una punizione crudele, inumana o degradante e sono sempre proibite.
Gli atti di tortura e altre forme di maltrattamenti sono assolutamente vietati dai principali trattati internazionali sui diritti umani, molti dei quali non sono stati firmati o ratificati dal Brunei. Inoltre, questo divieto è anche riconosciuto come una norma perentoria del diritto internazionale consuetudinario: ogni stato è vincolato da esso anche se non ha siglato trattati in merito. Tutti gli atti di tortura costituiscono crimini in base al diritto internazionale.
Il Brunei è tra gli stati che prevedono nel loro ordinamento la pena di morte ma è abolizionista nella pratica. Una nuova condanna a morte è stata emessa nel 2017 per un reato connesso alla droga.