Brutale campagna di repressione da parte delle forze di sicurezza palestinesi

7 Luglio 2021

©Mati Milstein/NurPhoto via Getty Images

Tempo di lettura stimato: 2'

Dopo la morte del noto attivista Nizar Banat, avvenuta il 24 giugno, le forze di sicurezza palestinesi della Cisgiordania occupata hanno lanciato una brutale campagna repressiva contro manifestanti pacifici, giornalisti, avvocati ed esponenti della società civile, ricorrendo ad arresti arbitrari e torture.

In almeno sei occasioni dopo il 24 giugno, soprattutto dopo gli esiti dell’autopsia effettuata sul corpo di Banat, più che compatibili con gli esiti di un feroce pestaggio da parte delle forze di sicurezza, queste ultime hanno usato illegalmente la forza per disperdere manifestazioni pacifiche utilizzando manganelli, bastoni, spray al peperoncino, gas lacrimogeni e granate sonore. Particolarmente prese di mira le donne, soprattutto le giornaliste, che hanno anche subito molestie sessuali.

Il 3 luglio centinaia di palestinesi si sono radunati a Ramallah per protestare contro il presidente Mahmoud Abbas. Ghassan al-Saadi, noto per le sue posizioni critiche verso le autorità palestinesi, è stato fermato, preso a calci, pugni e manganellate e poi tratto in arresto.

Il giorno dopo sono stati arrestati anche Jihad Abdou, Izz al-Din Z’oul e Salem al-Katsh, che protestavano per l’arresto di al-Saadi.

L’episodio più grave è avvenuto il 5 luglio di fronte alla stazione di polizia di Ballou, a Ramallah, dove era in corso una protesta contro l’arresto di sei uomini che avevano tentato di manifestare pacificamente in una piazza della città.

Le forze di sicurezza sono intervenute picchiando le persone che protestavano, spingendole a terra e picchiandole, trascinandole per i capelli e cospargendole di gas al peperoncino.