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Camerun: per Amnesty International il prossimo governo dovrà affrontare la crisi dei diritti umani nelle regioni colpite dalla violenza
In vista delle elezioni presidenziali di domenica Amnesty International ha dichiarato che il prossimo governo del Camerun dovrà affrontare con urgenza la crisi dei diritti umani che ha portato solo quest’anno a centinaia di civili uccisi e a migliaia sfollati, tra le violenze delle forze di sicurezza, di Boko haram e dei separatisti armati nelle regioni dell’estremo nord e in quelle anglofone.
“Chiunque vinca le elezioni non potrà ignorare la pericolosa situazione in cui si trovano le persone che vivono nelle regioni dell’estremo nord e in quelle anglofone, e deve dare la priorità alla loro protezione”, ha detto Samira Daoud, vicedirettrice di Amnesty International per l’Africa occidentale e centrale.
“Per troppo tempo, numerose violazioni dei diritti umani, tra cui detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni forzate e uccisioni extragiudiziali sono state commesse impunemente in tre regioni del Camerun e il prossimo governo deve agire urgentemente per porre fine a questa crisi dei diritti umani”.
Domenica 7 ottobre, i camerunensi eleggeranno il presidente per i prossimi sette anni. L’elezione di domenica, con nove candidati, incluso il presidente in carica Paul Biya, si svolge in un contesto di violenza nelle regioni dell’estremo nord e in quelle anglofone.
Alcuni oppositori politici del presidente Paul Biya, tra cui il presidente di uno dei principali partiti di opposizione nel nord del Camerun, Aboubacary Siddiki, sono ancora in detenzione sulla base di accuse inventate.
Situazione di grande pericolo nella regione settentrionale
Dall’inizio dell’anno, Amnesty International ha registrato oltre 90 episodi di violenza che hanno coinvolto il gruppo armato Boko haram nell’estremo nord del Camerun, fra cui cinque attentati suicidi e incursioni che finora hanno provocato la morte di 123 civili, insieme alla distruzione e al saccheggio di proprietà private e pubbliche.
Nel 2017, ci sono stati 111 episodi legati a Boko haram – 41 dei quali attentati suicidi con esplosivi – con 201 civili uccisi. Nonostante la diminuzione del numero di attacchi di anno in anno, la situazione rimane precaria nell’estremo nord e Boko haram rappresenta ancora una minaccia per i civili.
La situazione umanitaria è desolante, con oltre 230.000 persone sfollate internamente. Nell’estremo nord sono presenti anche circa 98.000 rifugiati nigeriani.
Uccisioni extragiudiziali e sparizioni forzate
In risposta agli attacchi di Boko haram, le forze di sicurezza camerunensi hanno saccheggiato i villaggi nella regione settentrionale, distruggendo case, uccidendo civili e arrestando arbitrariamente migliaia di sospettati, spesso sulla base di prove scarse o nulle.
Tra gli esempi più recenti di violazioni dei diritti umani a opera dalle forze di sicurezza camerunensi e scoperti da Amnesty International vi è l’uccisione extragiudiziale di quattro civili e la sparizione forzata di altri due il 26 giugno 2018, nel villaggio di Mouri nell’estremo nord, quando soldati dell’esercito regolare, accompagnati da circa 10 vigilantes, spararono contro tre uomini disarmati, tra cui il capo del villaggio, ferendoli gravemente. Successivamente, arrestarono altri quattro uomini e li portarono fuori dal villaggio. I vigilantes tornarono più tardi nel pomeriggio e arrestarono altre due persone. Tre giorni dopo l’incidente, alcuni pastori rinvennero quattro corpi, riconoscendoli come alcuni degli arrestati del 26 giugno. Gli altri due non sono mai tornati. Amnesty International ha identificato chiaramente almeno tre vigilantes, che hanno tra i 36 e i 47 anni.
A luglio, un’indagine condotta da esperti di Amnesty International ha confermato che soldati camerunensi appaiono in un video in cui sono filmate le brutali esecuzioni extragiudiziali di due donne e di due bambini piccoli.
Inoltre, un terribile video ottenuto e verificato da Amnesty International ad agosto mostra soldati camerunensi uccidere almeno una decina di uomini disarmati durante un’operazione militare nel villaggio di Achigachia. L’organizzazione aveva già documentato il caso del video in un rapporto del 2016 sul paese: “Causa giusta, mezzi sbagliati: violazioni dei diritti umani e giustizia negata nella lotta contro Boko haram”.
La regione anglofona afflitta dalla violenza
Nelle regioni anglofone, Amnesty International ha registrato oltre 360 episodi di violenza dall’inizio della crisi verso la fine dell’ottobre 2016. Più di 400 persone sono state uccise l’anno scorso, mentre la violenza ha portato a spostamenti interni di oltre 240.000 persone nelle regioni del nord-ovest e del sud-ovest del Camerun, in aggiunta a circa 25.000 fuggite in Nigeria. Tutte si trovano in un disperato bisogno di assistenza umanitaria.
Le forze di sicurezza hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, come l’uso non necessario della forza durante le manifestazioni pacifiche e le perquisizioni, che hanno portato ad arresti arbitrari, uccisioni illegali e decine di villaggi incendiati.
Il 24 settembre, almeno due uomini disarmati sono stati uccisi illegalmente dai soldati del Battaglione di intervento rapido nella zona di Buea conosciuta come Grande Soppo. Il 23 settembre, le forze di sicurezza hanno effettuato rastrellamenti in due quartieri della capitale Yaoundé, che hanno portato ad arresti arbitrari di gruppo di oltre 50 persone anglofone. Sono state rilasciate il 24 settembre, ma solo dopo aver dato denaro alle forze di sicurezza.
Anche i gruppi separatisti armati sono stati responsabili di atti di violenza come uccisioni di membri delle forze di sicurezza e di civili, rapimenti di funzionari statali, studenti e insegnanti e distruzione di edifici scolastici, di stazioni della gendarmeria e della polizia e di veicoli militari.
Amnesty International ha anche osservato che i separatisti armati sono diventati più organizzati con armi più letali ed efficaci, compresi fucili a lunga gittata e mitragliatrici PKM, alcune delle quali sono state sequestrate dalle forze di sicurezza del Camerun.
“Se la nuova amministrazione vorrà porre fine all’impunità che ha alimentato anni di violenza nelle regioni settentrionali e in quelle anglofone, dovrà garantire che i membri di gruppi armati, le forze di sicurezza e altri sospettati di essere responsabili di violazioni dei diritti umani siano portati alla giustizia, e le vittime risarcite” ha concluso Daoud.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 5 ottobre 2018
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