Camerun: il rapporto di Amnesty International rivela crimini di guerra nella lotta contro Boko Haram, incluse orribili torture

21 Luglio 2017

Tempo di lettura stimato: 10'

• Detenuti pestati a sangue, costretti in posizioni lancinanti e ad annegamenti, torturati a morte

• Tortura diffusa in 20 siti, tra cui quattro basi militari, due strutture gestite da servizi segreti, una residenza privata e una scuola

• Appello agli Usa e ad altri partner internazionali per indagare sul possibile coinvolgimento del personale militare di una base nell’uso della tortura

Centinaia di persone accusate di sostenere Boko haram, spesso in assenza di prove, vengono brutalmente torturate dalle forze di sicurezza in Camerun, ha dichiarato Amnesty International pubblicando un nuovo rapporto.

Grazie a decine di testimonianze, corroborate da immagini satellitari, prove fotografiche e audiovisive, il rapporto “Stanze segrete di tortura in Camerun: violazioni dei diritti umani e crimini di guerra nella lotta contro Boko haram” documenta 101 casi di detenzione e tortura incommunicado tra il 2013 e il 2017 in oltre 20 siti diversi.

“Abbiamo condannato ripetutamente e inequivocabilmente le atrocità e i crimini di guerra commessi da Boko haram in Camerun. Ma nulla potrebbe giustificare la pratica ampiamente diffusa della tortura commessa dalle forze di sicurezza contro i civili camerunesi, spesso arrestati senza alcuna prova e costretti a sopportare dolori inimmaginabili”, ha dichiarato Alioune Tine, direttore regionale di Amnesty International per l’Africa occidentale e centrale.

“Queste violenze orribili rappresentano crimini di guerra. Dato il peso delle prove che abbiamo scoperto, le autorità devono avviare indagini indipendenti su queste pratiche di detenzione e tortura incommunicado, inclusa la potenziale responsabilità individuale e di comando”.

Amnesty International ha scritto alle autorità camerunensi nell’aprile 2017 per condividere i risultati del rapporto, ma non ha ricevuto alcuna risposta e ogni successiva richiesta di incontro è stata rifiutata.

Amnesty International stima che Boko haram abbia ucciso oltre 1500 civili in Camerun dal 2014 e ne abbia rapito molti altri.

“Decidere della vita e della morte di ogni detenuto”

Le vittime hanno descritto almeno 24 metodi di tortura cui sono state sottoposte. In una posizione comunemente stressante, descritta dai detenuti come “la capra”, i loro arti sono stati legati dietro la schiena prima di venire percossi. Con un’altra tecnica, descritta dai detenuti come “l’oscillazione”, le vittime sono state appese con gli arti legati dietro la schiena e picchiati.

La maggior parte delle vittime è stata torturata in due siti di detenzione non riconosciuti ufficialmente: la sede del Battaglione d’intervento rapido (BIR) a Salak, vicino alla città settentrionale di Maroua, e una struttura nella capitale Yaoundé gestita dalla Direzione generale delle ricerche esterne (DGRE), i servizi segreti del Camerun, situata vicino al parlamento del paese.

Utilizzando modelli architettonici, descrizioni fornite dagli ex detenuti, video, immagini satellitari e foto, un team di specialisti di Architettura forense ha creato una ricostruzione in 3D del sito di Salak e di una scuola di Fotokol trasformata in base militare.

A Salak, ci sono due celle principali di circa nove metri per cinque, ciascuna contenente fino a 70 persone. I detenuti sono stati normalmente torturati in una stanza per gli interrogatori chiamata “la sala DGRE”, situata vicino all’ufficio di un alto funzionario. Secondo quanto descritto dalle vittime l’ufficiale dava ordini per gli interrogatori e secondo una vittima era “in grado di decidere della vita e della morte di ogni detenuto”.

Samou (nome di fantasia), arrestato nel marzo 2016, ha raccontato ad Amnesty International il suo interrogatorio a Salak pochi giorni dopo il suo arresto:

“Mi hanno chiesto di dire se conoscevo membri di Boko haram. Fu allora che la guardia mi legò mani e piedi dietro la schiena e cominciò a colpirmi con un cavo elettrico, mentre contemporaneamente mi lanciava acqua. Mi hanno picchiato fin quasi a morte”.

Mohamed (nome di fantasia) ha trascorso sei mesi in detenzione incommunicado ed è stato interrogato e torturato più volte a Salak. Ha riferito ad Amnesty International:

“I soldati ci hanno chiesto di confessare, ci hanno detto che se non avessimo confessato, ci avrebbero portato a Yaoundé per ucciderci. Gli abbiamo risposto che preferivamo essere uccisi piuttosto che confessare qualcosa che non sapevamo. Ci hanno picchiati per quattro giorni”.

Presenza di personale militare francese e statunitense a Salak

Il rapporto sottolinea inoltre la presenza di personale militare statunitense e francese presso la base BIR a Salak e chiede ai rispettivi governi di indagare sino a che punto il personale di stanza a Salak, o che vi abbia fatto visita regolarmente, sia a conoscenza degli arresti illegali e delle torture commesse.

Durante una visita, delegati di Amnesty International direttamente hanno notato soldati francesi, mentre oltre una dozzina di ex prigionieri detenuti tra il 2015 e il 2016 hanno detto di aver visto e sentito uomini bianchi, inglesi di base, tra cui alcuni in uniforme militare. Ciò è stato confermato da prove fotografiche e video con personale in uniforme statunitense, anche di stanza nella base.

“Data la presenza frequente e probabilmente prolungata del personale militare, il governo degli Stati Uniti e altri partner internazionali devono indagare fino a che punto il loro personale era a conoscenza della detenzione illegale e della tortura commesse presso la base di Salak e se hanno adottato misure per segnalarlo ai loro superiori e alle autorità camerunensi”, ha dichiarato Alioune Tine.

Amnesty International ha scritto alle ambasciate statunitensi e francesi in Camerun il 23 giugno 2017, chiedendo ulteriori informazioni su ciò di cui il loro personale è a conoscenza e cosa è stato segnalato. L’ambasciata degli Usa ha risposto l’11 luglio e la sua lettera è inclusa nel rapporto. La risposta dell’ambasciata francese è stata ricevuta il 19 luglio.

Scuola utilizzata come base per la tortura

Amnesty International ha identificato una scuola nella città settentrionale di Fotokol, utilizzata come base militare da parte del BIR a partire da maggio 2014. I ricercatori hanno intervistato sei uomini detenuti e torturati tra il dicembre 2015 e il marzo 2016 e hanno analizzato un video che mostra soldati in uniforme BIR che torturano i detenuti. In una scena, si vedono diversi soldati mentre trascinano un uomo per circa 50 metri e colpiscono altri uomini con bastoni di legno taglienti.

La scuola è stata riaperta alle classi alla fine del 2016, ma a partire dal giugno 2017 era ancora in parte utilizzata dalla BIR e almeno nove detenuti erano ancora lì. L’utilizzo della scuola come base militare, mentre i bambini la frequentano, viola gli obblighi del Camerun in materia di diritto internazionale umanitario nella protezione dei civili nei conflitti armati, mettendo a rischio i bambini.

Ufficiali di livello medio e alto identificati

Mentre la tortura è stata commessa abitualmente da ufficiali di medio livello BIR e agenti della DGRE, ufficiali di alto livello della DGRE sono stati identificati da più vittime come coinvolti negli interrogatori. Il livello e la frequenza delle violazioni, nonché la posizione delle stanze utilizzate, rendono molto probabile che altri ufficiali di alto livello in siti come Salak fossero a conoscenza di cosa stava accadendo. Sembra che non abbiano preso misure per impedire o punire queste violazioni.

A Salak, oltre 50 vittime hanno identificato la stessa stanza dove sono state più abitualmente torturate. Le immagini satellitari mostrano che questa stanza è nello stesso edificio degli uffici utilizzati dagli alti ufficiali della BIR. Celle dove sono state arrestate fino a 70 persone alla volta e dove si sono verificate torture, anche a soli 110 metri dagli uffici di ufficiali della BIR.

“I funzionari responsabili di queste strutture di detenzione devono essere indagati per la loro sospetta responsabilità di comando nelle accuse di detenzione, tortura, morte in custodia e sparizioni forzate”, ha dichiarato Alioune Tine.

Le prove di Amnesty International suggeriscono che queste basi militari e altri siti stanno tuttora detenendo decine di detenuti sottoposti a orribili atti di tortura.

FINE DEL COMUNICATO                                                      Roma, 21 luglio 2017

Il rapporto “Stanze segrete di tortura in Camerun: violazioni dei diritti umani e crimini di guerra nella lotta contro Boko haram” è scaricabile cliccando qui.

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