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In relazione alla possibile, imminente estradizione in Italia, Amnesty International ha auspicato che per nessun motivo le autorità italiane concedano la grazia all’ex agente portoghese della Cia Sabrina de Sousa, come invece già successo in favore di Joseph Romano, militare statunitense graziato dall’ex presidente Napolitano nel 2013 e a Seldon Lady e Betnie Madero, due ex agenti della Cia cui il presidente Mattarella ha concesso la grazia parziale alla fine del 2015.
Nel 2009 de Sousa e altri 25 imputati di nazionalità statunitense vennero condannati in contumacia dal tribunale di Milano per aver preso parte, nel febbraio 2003, al rapimento di Usama Mostafa Hassan Nasr (noto come Abu Omar), poi trasferito in Egitto e qui posto in detenzione segreta per 14 mesi e, a suo dire, sottoposto a tortura.
‘Da tempo continuiamo a chiedere che chi ha progettato ed eseguito il programma di rendition della Cia sia chiamato a rispondere della tortura e della sparizione di persone dapprima rapite e poi collocate al di fuori di ogni contesto legale. Queste persone meritano giustizia’ – ha dichiarato Julia Hall, esperta di Amnesty International su anti-terrorismo e diritti umani.
‘Il processo e la condanna in Italia di agenti e funzionari della Cia per il rapimento di Abu Omar ha aperto una nuova frontiera nella lotta per la giustizia. Chiediamo che, se estradata in Italia, de Sousa risponda alle accuse mosse nei suoi confronti dal sistema giudiziario italiano‘ – ha aggiunto Hall.
L’impunità per i crimini relativi al programma illegale di rendition della Cia è ancora in corso, tanto negli Usa quanto nelle decine di paesi, europei inclusi, che vi collaborarono. Appena il 9 giugno, la procura britannica ha deciso di non procedere ad alcuna incriminazione in relazione al presunto coinvolgimento di funzionari del Regno Unito nella rendition in Libia, cui seguirono maltrattamenti e torture, di Sami al Saadi e Abdul Hakim Belhaj e delle rispettive famiglie, avvenuto nel 2004.