“Ci hanno tradite”: le donne scampate a Boko Haram stuprate dai loro soccorritori

29 Maggio 2018

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Migliaia di donne e ragazze sopravvissute alla brutalità del gruppo armato Boko haram sono state successivamente stuprate dai soldati che sostengono di averle liberate.

Sono le principali evidenze emerse grazie al nostro lavoro di ricerca sul campo e rese pubbliche nel report “Ci hanno tradite“.

Il lavoro di ricerca è il risultato di un’ampia indagine, realizzata attraverso oltre 250 interviste e riguardante “campi satellite” istituiti dalle forze armate nigeriane in sette città dello stato di Borno. Comprende interviste a 48 donne e ragazze rilasciate e l’analisi di video, fotografie e immagini satellitari.

L’esercito nigeriano e la milizia alleata, chiamata Task force civile congiunta (Jtf), hanno separato le donne dai loro mariti confinandole in “campi satellite”. Lì, le hanno stuprate, a volte in cambio di cibo.

Siamo in grado di documentare che dal 2015 migliaia di persone sono state ridotte alla fame nei campi dello stato di Borno, nel nordest della Nigeria.

Suona completamente scioccante che persone che hanno già tanto sofferto nelle mani di Boko haram siano condannate a subire ulteriori tremendi abusi da pare dell’esercito. Invece di essere protette, donne e ragazze sono costrette a sottostare agli stupri per evitare la fame“, ha dichiarato Osai Ojigho, direttrice di Amnesty International Nigeria.

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Le testimonianze

Ci hanno tradite: i fatti

Quando, a partire dal 2015, l’esercito ha strappato territori a Boko haram, alle persone che vivevano nei villaggi è stato ordinato di trasferirsi nei “campi satellite”. Chi ha resistito all’ordine è stato ucciso. Centinaia di migliaia di persone sono fuggite o sono state costrette a muoversi dai loro villaggi.

Ogni persona trasferita nei “campi satellite” è stata interrogata. In alcuni campi la maggior parte degli uomini da 14 a 40 anni è stata imprigionata, così come le donne che avevano viaggiato senza i loro mariti. Queste detenzioni di massa hanno costretto molte donne a badare da sole alle loro famiglie.

Decine di donne hanno raccontato di essere state stuprate nei “campi satellite” da parte di soldati e miliziani della Jtf e di essere state ridotte alla fame per diventare le loro” fidanzate”, ossia essere disponibili a rapporti sessuali a ogni evenienza.

Cinque donne ci hanno riferito di essere state stuprate tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 nel campo “Ospedale di Bama”, dove la fame era all’ordine del giorno.

Nello stesso campo altre 10 donne sono state costrette a diventare “fidanzate” per scampare alla fame. Molte di loro avevano già perso figli e altri familiari a causa della mancanza d’acqua, cibo e cure mediche.

Lo sfruttamento sessuale continua ancora adesso, seguendo uno schema consolidato: i soldati entrano nei campi per fare sesso e i miliziani della Jtf scelgono le donne e le ragazze, “le più belle”, da consegnare ai soldati. La paura impedisce alle donne di ribellarsi.

Morte a seguito della fame

Nei “campi satellite” c’è stata un’acuta crisi alimentare dall’inizio del 2015 fino alla metà del 2016, quando gli aiuti umanitari sono aumentati.

Come minimo centinaia, probabilmente migliaia di persone sono morte nel campo “Ospedale di Bama” in quel periodo. Le testimonianze parlano di 15-30 morti al giorno e le immagini satellitari, che mostrano la rapida espansione del cimitero all’interno del campo, danno loro ragione. Morti per fame sono state registrate anche nei “campi satellite” di Banki e Dikwa.

Nonostante dal giugno 2016 le Nazioni Unite e altre agenzie abbiano aumentato l’entità dell’assistenza umanitaria, molte donne hanno continuato a trovare difficoltà nell’accesso a quantità adeguate di cibo, anche a causa delle restrizioni alla libertà di movimento fuori dai campi.

Migliaia di donne e ragazze sopravvissute alla brutalità del gruppo armato Boko haram sono state successivamente stuprate dai soldati che sostengono di averle liberate.

Ci hanno tradite: “Le vedove di Boko Haram”

Ulteriori ricerche hanno rivelato che centinaia di donne sono trattenute coi loro figli nella famigerata base militare di Giwa dalla metà del 2015.

Molte di loro erano state vittime di rapimenti e matrimoni forzati da parte di Boko haram. Anziché essere soccorse, sono state arrestate dall’esercito in quanto “vedove di Boko haram”.

In alcuni casi, le violenze paiono far parte di un sistema di punizioni contro persone sospettate di avere legami con Boko haram.

Alcune donne hanno denunciato di essere state picchiate e stuprate, nonché apostrofate come “vedove di Boko haram” ogni volta che si lamentavano del trattamento ricevuto.

Lo sfruttamento sessuale continua ancora adesso, seguendo uno schema consolidato: i soldati entrano nei campi per fare sesso e i miliziani della Jtf scelgono le donne e le ragazze, “le più belle”, da consegnare ai soldati.

La paura impedisce alle donne di ribellarsi.