Ciad/Sudan: a rischio i civili

27 Giugno 2006

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Ciad/Sudan: Amnesty sollecita un’azione internazionale per proteggere i civili dagli attacchi oltreconfine

CS69-2006: 28/06/2006

Mentre i capi di Stato dell’Unione africana si riuniscono a Banjul, in Gambia, e il Consiglio di sicurezza discute l’invio di una missione di peacekeeping nel Darfur, Amnesty International ha sollecitato oggi un’azione immediata della comunità internazionale per proteggere i civili del Ciad orientale dagli attacchi provenienti dal Sudan.

Siamo di fronte a un’opportunità decisiva, per l’Unione africana e per l’Onu, di sviluppare una risposta efficace e coordinata alla duratura crisi dei diritti umani del Darfur, una crisi che ora si sta allargando alle zone di frontiera del Ciad e che può destabilizzare tutta la regione‘ – ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International. ‘Il governo del Ciad deve adempiere al proprio dovere di proteggere i civili chiedendo, se necessario, l’assistenza di una forza internazionale‘.

L’organizzazione per i diritti umani ha diffuso oggi una serie di immagini che testimoniano le uccisioni e le distruzioni in corso lungo la frontiera tra Ciad e Sudan, insieme a un rapporto che denuncia gli abusi e mette in evidenza come entrambi i governi siano venuti meno alle proprie responsabilità.

Il governo del Ciad ha di fatto abdicato al dovere di proteggere i propri cittadini lungo il confine col Sudan, lasciando queste persone in balia degli attacchi delle milizie janjawid e alla mercé dei gruppi armati sudanesi presenti nel Ciad orientale‘ – ha denunciato Irene Khan. ‘A sua volta, il governo del Sudan sta consentendo alle milizie janjawid di attaccare impunemente la popolazione civile ciadiana lungo il confine, uccidendo, saccheggiando e svuotando il territorio. Senza essere ostacolate dai due governi, le milizie janjawid stanno colpendo comunità prive di ogni difesa. La comunità internazionale deve agire subito, prima che la situazione peggiori ulteriormente‘.

Il summit dell’Unione africana di questa settimana deve inviare un segnale molto chiaro al Sudan, che non potrà continuare a bloccare l’invio dei peacekeeper dell’Onu senza subire conseguenze. L’Unione africana deve sviluppare un chiaro programma d’azione per fare pressioni sul governo di Kharthum, ricorrendo anche alle sanzioni così come riconsiderando la decisione di assegnare al Sudan, nel 2007, la presidenza dell’Unione africana‘.

Sempre questa settimana, il Consiglio di sicurezza conoscerà i risultati di una missione di valutazione dell’Onu sull’invio di peacekeeper nel Darfur.

La tragedia dei diritti umani che sta emergendo nel Ciad orientale indica che il tempo sta scadendo e che il Consiglio di sicurezza deve mostrare maggiore determinazione nel fare pressioni sul governo sudanese affinché accetti un’operazione di peacekeeping nel Darfur, con il mandato di proteggere i civili e la possibilità di prevenire incursioni oltreconfine‘ – ha sottolineato Irene Khan. ‘La crisi del Ciad orientale è la diretta conseguenza del conflitto in corso nel Darfur e rende veramente indispensabile che la comunità internazionale si occupi della crisi umanitaria e dei diritti umani che si sta sviluppando su entrambi i lati della frontiera. Il Consiglio di sicurezza deve reagire con più prontezza alla mancanza di protezione nel Ciad orientale, senza aspettare la prossima mossa del Sudan riguardo al Darfur. La popolazione civile del Ciad orientale ha un disperato bisogno di protezione e non dev’essere ostaggio dell’andamento dei negoziati con Khartum. Se il vuoto politico e l’assenza di protezione nel Ciad orientale si protraggono, la situazione rischia veramente di peggiorare‘.

Dal settembre 2005 gli attacchi delle milizie janjawid nel Ciad orientale hanno causato la fuga di 50.000-75.000 persone, costrette a spostarsi in zone più interne. Almeno 15.000 profughi, tagliati fuori da qualsiasi via di fuga, si sono diretti in Darfur. Gli sfollati sono pressoché privi di assistenza umanitaria e, avendo un disperato bisogno di protezione, rischiano di andare a ingrossare le fila dei gruppi armati darfuriani presenti nel Ciad orientale.

Il rapporto di Amnesty International denuncia anche il crescente coordinamento tra le milizie janjawid e i gruppi armati ciadiani presenti nel Darfur. Mentre questi ultimi attaccano l’esercito del Ciad lungo un lato del confine, le milizie janjawid colpiscono la popolazione civile dal lato opposto, prendendo particolarmente di mira le tribù non alleate ai ribelli ciadiani.

Gli attacchi delle milizie janjawid hanno un chiaro obiettivo di divisione. I gruppi più numerosi e benestanti subiscono gli attacchi, mentre le tribù più piccole si alleano gli aggressori. Molti capi locali hanno dichiarato ai ricercatori di Amnesty International, recatisi in Ciad nelle scorse settimane, di essere alla disperata ricerca di armi per potersi difendere dagli attacchi. Con più armi in circolazione, la violenza tra le varie comunità rischia di conoscere un’ulteriore escalation.

Quello che sta accadendo nel Ciad orientale ricorda i primi giorni del conflitto in Darfur: vediamo lo stesso tipo di abusi commessi dagli stessi autori‘ – ha concluso Irene Khan. ‘Nel Ciad orientale si semina il vento del Darfur. La comunità internazionale raccoglierà una tempesta se non agirà con urgenza ed efficacia su entrambi i lati della frontiera‘.

Le richieste di Amnesty International:

il governo del Ciad deve proteggere i civili nelle aree colpite dal conflitto chiedendo, se necessario, l’assistenza di una forza internazionale per rafforzare la sicurezza nelle zone in cui i rifugiati, gli sfollati e altri civili sono esposti agli attacchi;
l’Unione africana e il Consiglio di sicurezza devono fare pressioni sul governo del Sudan affinché accetti un’operazione di peacekeeping dell’Onu e adotti misure per prevenire gli attacchi oltreconfine delle milizie janjawid;
l’Onu deve inviare una missione di peacekeeping nel Darfur, con un forte mandato di protezione e deve prendere in considerazione metodi efficaci per difendere i civili sul lato ciadiano della frontiera, in cooperazione con le autorità del Ciad; 
la comunità internazionale deve fornire il necessario sostegno politico, finanziario e logistico alla missione dell’Unione africana nel Darfur per rafforzare la capacità di quest’ultima di proteggere i civili;
l’Onu deve istituire una commissione d’inchiesta sugli attacchi contro i civili nel Ciad orientale e rendere pubbliche le sue conclusioni e raccomandazioni;
i governi del Sudan e del Ciad devono cooperare pienamente con la Corte penale internazionale per assicurare che i responsabili di crimini di guerra e contro l’umanità nel Darfur e in Ciad siano portati di fronte alla giustizia e che le vittime ricevano una riparazione.

FINE DEL COMUNICATO                                                  Roma, 28 giugno 2006

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