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Cina, decesso del medico che per primo parlò del coronavirus, Amnesty International: “Fallimento dei diritti umani”
Commentando il decesso di Li Wenliang, il medico di Wuhan che primo mise in guardia sullo scoppio dell’epidemia del coronavirus e a sua volta contagiato, il direttore di Amnesty International per l’Asia Nicholas Bequelin ha rilasciato questa dichiarazione:
“La storia di Li Wenliang è un tragico esempio di come la preoccupazione delle autorità cinesi per la ‘stabilità’ abbia portato alla soppressione di informazioni cruciali su una materia di interesse pubblico. La Cina apprenda questa lezione e, nel combattere l’epidemia, adotti un approccio basato sui diritti umani. Nessuno dovrebbe essere minacciato o sanzionato per aver denunciato un pericolo per la salute pubblica solo perché ciò potrebbe mettere in imbarazzo le autorità“.
Alla fine del dicembre 2019, Li Wenliang aveva condiviso con altri colleghi di Wuhan il timore riguardo a pazienti che presentavano sintomi simili alla sindrome respiratoria acuta grave, diffusasi nella Cina meridionale nel 2002. Era stato immediatamente ridotto al silenzio e punito dalle autorità locali per “diffusione di voci prive di fondamento“.