Cina, espulsione dei giornalisti statunitensi: nuovo attacco alla libertà di stampa

18 Marzo 2020

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Il governo cinese ha chiesto ai corrispondenti di tre quotidiani statunitensi – New York Times, Wall Street Journal e Washington Post – le cui credenziali sarebbero scadute alla fine del 2020 di consegnare i loro tesserini stampa entro 10 giorni dal 18 marzo. A questi giornalisti sarà vietato lavorare nella Cina continentale, a Macao e ad Hong Kong.

Le autorità di Pechino hanno ordinato ai tre quotidiani, così come a Voice of America e al settimanale Time, di fornire informazioni sulle loro attività in Cina.

Il Ministero degli Affari Esteri ha spiegato che si è trattato di una risposta alle “immotivate limitazioni agli organi d’informazione cinesi” imposte negli Usa il 2 marzo nei confronti dell’agenzia Xinhua News e di Chinese Radio International, China Daily Distribution Corporation e China Global Television Network.

L’ultima serie di gesti ritorsivi tra Pechino e Washington rischia di compromettere gravemente il flusso di informazioni indipendenti dalla Cina. Questo vergognoso attacco alla libertà di espressione colpisce giornalisti che hanno denunciato le violazioni dei diritti umani in Cina, dallo Xinjiang a Hong Kong, e che hanno svolto inchieste accurate sullo scoppio dell’epidemia di Covid-19 a Wuhan“, ha dichiarato Joshua Rosenzweig, direttore del Team Cina di Amnesty International.

Il fatto che ai giornalisti sarà impedito di lavorare a Hong Kong e Macao, un divieto che avrebbe dovuto essere imposto dai rispettivi governi, è un altro esempio di come la asserita autonomia di questi territori secondo il criterio ‘un paese, due sistemi’ si vada progressivamente erodendo“, ha aggiunto Rosenzweig.