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Cinque anni di carcere per “incitamento al separatismo“: questa è la grottesca condanna inflitta a Tashi Wangchuk, un attivista tibetano “colpevole” di aver difeso pacificamente i diritti culturali del suo popolo.
Tashi è stato condannato il 22 maggio da un tribunale della provincia del Qinghai. Secondo quanto ha riferito il suo avvocato, la principale prova a suo carico è stata la partecipazione a un breve documentario prodotto dal New York Times nel 2015 sulle sue attività educative in favore dell’uso della lingua tibetana nelle scuole.
Il documentario aveva seguito Tashi in un viaggio a Pechino, dove intendeva chiedere assistenza legale per denunciare le autorità locali. Secondo Tashi, il fatto che i bambini non siano in grado di parlare fluentemente la loro lingua contribuisce alla graduale estinzione della cultura tibetana.
La pubblica accusa ha usato il documentario per accusare Tashi di aver volutamente incitato al “separatismo” tentando di screditare la reputazione internazionale del governo cinese e le sue politiche relative alle minoranze etniche.
“Tashi è stato punito per aver posto l’attenzione sulla sistematica erosione della cultura tibetana. Aver definito ‘incitamento al separatismo’ le sue attività pacifiche in favore della lingua del suo popolo va oltre l’assurdo. Chiediamo sia immediatamente rilasciato“, ha dichiarato Joshua Rosenzweig, direttore delle ricerche sull’Asia orientale di Amnesty International.