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Secondo quanto riferito da organi di stampa sabato 25 giugno, i collaboratori di Ai Weiwei che, insieme all’artista cinese erano stati vittime di sparizione forzata da aprile, sono stati rilasciati.
Wen Tao, Hu Mingfen e Liu Zhenggang sarebbero stati rimessi in libertà nella tarda serata di giovedì o nelle prime ore di venerdì, dopo che all’inizio della scorsa settimana erano stati liberati Ai e suo cugino. I familiari non erano mai stati informati sul luogo in cui si trovavano né sul loro status legale.
Questi rilasci sono un passo importante, ma è essenziale che la comunità internazionale non deve perdere di vista le tante persone meno note, le cui situazioni destano molta preoccupazione.
Ai Weiwei e i suoi collaboratori erano solo alcuni degli oltre 130 attivisti, avvocati, blogger, semplici utenti di Internet che sono stati detenuti, fatti scomparire, che hanno subito minacce o che sono stati arrestati nelle loro abitazioni da febbraio.
Altri attivisti restano in carcere; tra questi Tang Jingling, un avvocato del Guangdong, che aveva difeso lavoratori arrestati per aver protestato contro le condizioni di lavoro o perché lavoravano senza essere retribuiti, di cui si sono perse le tracce dal 22 febbraio, sarebbe sotto sorveglianza per ‘incitamento alla sovversione’.
Liang Haiyi, semplice utente di Internet, sarebbe stato portato via dalla polizia il 19 febbraio ad Harbin, città settentrionale della Cina, per aver condiviso video e informazioni sulla ‘rivoluzione dei gelsomini’ su Internet. IL’avvocato della donna ha confermato che è detenuta perché sospettata di ‘sovversione dei poteri di stato’.
Questo giro di vite contro i dissidenti sarebbe stato scatenato dal timore del governo di una ‘rivoluzione dei gelsomini’ ispirata dagli eventi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord.
Ai Weiwei è stato rilasciato su cauzione mercoledì 22 giugno e Zhang Jinsong, suo autista e cugino, il giorno dopo. Sembra che i due siano sotto stretta sorveglianza della polizia, sebbene le autorità cinesi abbiano pubblicamente dichiarato solo che Ai Weiwei non può lasciare Pechino e non che è agli arresti domiciliari.
Ai Weiwei ha parlato informalmente con alcuni giornalisti, ma ha riferito che non gli è permesso rilasciare interviste né usare Twitter o altri social media.
Il portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei ha dichiarato che le restrizioni nei suoi confronti dureranno un anno, finché resta ‘sotto indagine’.
Le autorità cinesi non hanno formalmente arrestato AI Weiwei né lo hanno accusato di alcun reato. Hanno solo riferito che l’uomo ha confessato reati finanziari.
Visto che non è accusato di alcun reato, Amnesty International ritiene arbitrarie le restrizioni impostegli. Violano i suoi diritti alla libertà di espressione, associazione e movimento e devono essere rimosse.