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Il 30 novembre un tribunale di Linyi, nello Shandong, ha condannato a tre anni e tre mesi di carcere Chen Kegui, nipote del dissidente e attivista per i diritti umani Chen Guangcheng, ora in esilio negli Usa. Il tribunale è lo stesso che nel 2006 aveva condannato Cheng Guangcheng per accuse pretestuose.
Chen Kegui è stato giudicato colpevole di ‘ferimento intenzionale’. Il 26 aprile 2012, si era difeso brandendo un coltello dall’aggressione di una ventina di agenti in borghese che si erano introdotti con la forza nella sua abitazione. Aveva ferito alcuni degli aggressori ed era riuscito a scappare. Solo pochi giorni prima, suo zio era riuscito a evadere dagli arresti domiciliari, cui era illegalmente sottoposto.
Arrestato quattro giorni dopo l’episodio, Chen Kegui è stato da allora detenuto senza che i familiari potessero avere contatti con lui. Durante il processo, è stato difeso da un avvocato nominato dal tribunale.
La vicenda, secondo Amnesty International, fa pensare a un atto giudiziario di rappresaglia nei confronti di Chen Guangcheng.