Colombia: gli attacchi alla libertà d’espressione

8 Febbraio 2006

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Rapporto di Amnesty International sulla Colombia: gli attacchi alla libertà d’espressione mettono in dubbio la correttezza delle elezioni

CS18-2006: 9/02/2006

Le minacce di morte e gli attacchi contro giornalisti, candidati e funzionari pubblici stanno compromettendo lo stato di diritto e rischiano di sollevare dubbi sulla correttezza delle elezioni‘. Lo denuncia Amnesty International in un nuovo rapporto sulla Colombia, diffuso oggi.

Il rapporto rivela come i giornalisti, i candidati e gli elettori stiano attraversando un periodo di particolari minacce alla vigilia delle elezioni per il Congresso, previste il 12 marzo, e di quelle presidenziali, in programma il 28 maggio.

In tutto il paese, giornalisti sono stati minacciati o uccisi per impedire loro di denunciare gli abusi dei diritti umani commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto. Candidati e funzionari pubblici sono stati obbligati a rinunciare o a rimettere il mandato, o uccisi per aver osato sfidare l’autorità della guerriglia o dei gruppi paramilitari. Esponenti delle forze di sicurezza e del governo cercano di screditare il lavoro dei giornalisti, associandoli alla guerriglia e sottoponendoli così al rischio di attacchi da parte dei gruppi paramilitari.

L’impunità è al centro del conflitto colombiano. Sapere che gli autori delle violazioni dei diritti umani riusciranno a evitare la giustizia impedisce alle vittime di parlare. In questo modo, i giornalisti hanno paura di scrivere, i candidati di svolgere la propria campagna elettorale e i funzionari pubblici di governare‘ – accusa Amnesty International.

Secondo il rapporto dell’organizzazione, i giornalisti sono costretti ad auto-censurarsi, evitando di viaggiare nelle zone di conflitto in cui si verifica il maggior numero di violazioni dei diritti umani e preferendo basarsi solo sulle fonti ufficiali. Per questo motivo, sulla stampa si legge poco o nulla su questi episodi, compresi quelli in cui sono implicate le forze di sicurezza.

Il rapporto di Amnesty International, inoltre, esprime preoccupazione per il peso che la guerriglia e i paramilitari stanno cercando di esercitare sul processo elettorale.

È legittimo che i combattenti smobilitati, guerriglieri o paramilitari che siano, partecipino alla vita politica. Ma questo può accadere solo dopo che abbiano deposto le armi in modo inequivocabile, che venga effettivamente garantito che non siano implicati in violazioni dei diritti umani, che la loro azione politica non si basi sulla violenza o sul compimento di reati e che il diritto delle vittime alla giustizia, alla verità e alla riparazione sia pienamente rispettato‘ – afferma Amnesty International. ‘Le misure di protezione fisica fornite dalle autorità sono insufficienti se non c’è la volontà politica di affrontare le radici della violenza. Il fallimento dello Stato nel risolvere il problema dell’impunità e quello delle parti in conflitto nel rispettare il diritto internazionale umanitario hanno reso pericoloso, e in molti casi impossibile, il lavoro dei giornalisti, dei candidati e dei funzionari pubblici‘.

Amnesty International chiede a tutte le parti in conflitto di garantire il diritto dei candidati, degli elettori, dei funzionari pubblici in carica e dei giornalisti a svolgere la campagna elettorale, denunciare e portare avanti il proprio mandato liberi dalla paura.

FINE DEL COMUNICATO                                                           Roma, 9 febbraio 2006

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