Colombia: governo non ferma e né punisce la violenza sessuale contro le donne

4 Ottobre 2012

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In un nuovo rapporto diffuso il 4 ottobre, intitolato ‘Al riparo dalla giustizia. Impunità per la violenza sessuale collegata al conflitto‘, Amnesty International ha accusato il governo della Colombia di non aver fatto concreti passi avanti per portare di fronte alla giustizia i responsabili dei crimini sessuali legati al conflitto armato, in corso da decenni nel paese.

‘Non indagando efficacemente sulla violenza sessuale contro le donne, il governo colombiano sta dicendo ai responsabili che possono continuare a compiere stupri e altri abusi sessuali senza timore di conseguenze’ – ha dichiarato Marcelo Pollack, ricercatore di Amnesty International sulla Colombia.

‘Il rispetto dei diritti umani dev’essere al centro dell’agenda dei prossimi colloqui di pace tra il governo e le Forze armate rivoluzionarie di Colombia. Senza un chiaro impegno di tutte le parti coinvolte nel conflitto a porre fine alla violenza sessuale, non vi sarà una pace stabile e duratura’ – ha aggiunto Pollack.

Nel contesto del conflitto armato, la violenza sessuale contro le donne viene praticata per seminare il terrore tra le comunità allo scopo di spingerle alla fuga, vendicarsi contro il nemico, esercitare il controllo sui diritti sessuali e riproduttivi delle combattenti e sfruttare donne e ragazze come schiave del sesso. Cresce, contemporaneamente, il numero delle attiviste per i diritti umani minacciate e aggredite per aver denunciato la violenza sessuale.

La violenza sessuale in Colombia, soprattutto nelle zone di conflitto, viene raramente denunciata: le vittime hanno troppa paura per parlare, temono di essere stigmatizzate per aver subito uno stupro o non hanno fiducia in un’indagine efficace.

Altri ostacoli all’accesso alla giustizia comprendono la mancanza di reale sicurezza per le sopravvissute allo stupro e a coloro che sono coinvolte nel procedimento legale; la discriminazione e lo stigma nei loro confronti da parte dei funzionari giudiziari; l’assenza di una strategia complessiva per combattere l’impunità; le inefficienze burocratiche; la mancanza di fondi e, infine,  l’infiltrazione dei gruppi armati nelle istituzioni locali.

‘Il problema della Colombia non è la mancanza di leggi, risoluzioni, decreti, protocolli e direttive relativamente buoni: ce ne sono in abbondanza, mentre quello che manca è la loro attuazione reale e coerente in tutto il paese’ – ha sottolineato Pollack.

Diverse figure di primo piano delle istituzioni, tra cui il vicepresidente Angelino Garzón e il procuratore generale, si sono pubblicamente impegnati a perseguire la giustizia per le sopravvissute alla violenza sessuale legata al conflitto.

Nell’ultimo anno, sono stati proposti una serie di provvedimenti legislativi che, se attuati, potrebbero avere un positivo riflesso sul diritto delle vittime alla verità, alla giustizia e alla riparazione.

Quest’anno, i parlamentari Iván Capeda e Angela María Robledo, sostenuti dal delegato del difensore civico per i bambini, i giovani e le donne, hanno presentato una proposta di legge al Congresso per combattere l’impunità per i reati sessuali legati al conflitto. Se approvato, il testo modificherà, tra le varie cose, il codice penale per rendere la violenza sessuale nel contesto di un conflitto armato uno specifico reato, in linea con gli standard internazionali.

Altre proposte di legge, tuttavia, minacciano di vanificare ulteriori sforzi per portare di fronte alla giustizia i responsabili di questi crimini di diritto internazionale.

Una di queste, attualmente all’esame del Congresso, prevede il rafforzamento del ruolo della giustizia militare nelle indagini e nei procedimenti di crimini di diritto internazionale in cui sia implicato personale delle forze di sicurezza. Sebbene il testo escluda dalla giurisdizione militare i crimini sessuali legati al conflitto, dà alla giustizia militare un più ampio controllo sulla fase iniziale, e dunque, cruciale, delle indagini.

Un’altra iniziativa di legge, conosciuta come il ‘quadro legale per la pace’, approvata dal Congresso a giugno e subito dopo firmata dal presidente Santos, consente agli autori di violazioni dei diritti umani, compresi gli appartenenti alle forze di sicurezza, di beneficiare di un’amnistia di fatto attraverso la sospensione, da parte del Congresso, delle condanne di detenuti delle parti coinvolte nel conflitto, comprese le forze di sicurezza.

‘L’unico modo per porre fine alla violenza sessuale contro le donne e le ragazze in Colombia è quello di garantire che chi è sospettato di questi crimini affronti la giustizia. Se il paese continua a non poterlo o non volerlo fare, allora occorrerà che intervenga la Corte penale internazionale’ – ha concluso Pollack.

Amnesty International ha quindi chiesto alle autorità colombiane di predisporre e attuare un piano d’azione efficace, complessivo e interdisciplinare per affrontare la violenza sessuale contro le donne e di appoggiare la proposta di legge attualmente all’esame del Congresso ‘per garantire accesso alla giustizia per le vittime della violenza sessuale, specialmente quella nel contesto del conflitto armato’.