Colombia, le Farc rilasciano sei poliziotti e quattro soldati: sequestri e prese in ostaggio devono cessare

2 Aprile 2012

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Il rilascio, avvenuto il 2 aprile, di sei poliziotti e quattro soldati da parte delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia, sequestrati alla fine degli anni Novanta, evidenzia secondo Amnesty International la necessità di un impegno serio, da parte tutti i gruppi della guerriglia attivi nel paese, a porre fine ai sequestri e alle prese in ostaggio.

Quanto accaduto ieri dà sollievo alle persone rilasciate e ai loro familiari, dopo un incubo durato oltre un decennio. Ma purtroppo continua l’angoscia delle famiglie di centinaia di civili ancora trattenuti dalle Farc e dall’Esercito di liberazione nazionale (Eln)’ – ha dichiarato Marcelo Pollack, ricercatore di Amnesty International sulla Colombia.

Secondo l’Organizzazione non governativa ‘País libre’, le Farc trattengono ancora circa 400 civili, tre quarti dei quali sequestrati a scopo di riscatto, una pratica cui nel febbraio di quest’anno le Farc si sono impegnate a porre fine.

Questo impegno delle Farc è positivo, ma non basta. Le Farc devono impegnarsi a porre fine a tutti i sequestri, a tutte le prese in ostaggio e a rilasciare tutti i civili ancora sotto il loro controllo. Devono inoltre fornire informazioni sulle persone che sono state uccise o sono morte durante il loro sequestro. Lo stesso vale per l’Eln‘  – ha aggiunto Pollack.

Le Farc e l’Eln devono infine impegnarsi immediatamente e senza condizioni a porre definitivamente termine a tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario, tra cui la deliberata uccisione di civili, l’uso delle mine terrestri e l’impiego dei bambini soldato‘ – ha concluso Pollack.

Secondo dati ufficiali, nel 2011 vi sono stati 305 sequestri di persona, contro i 282 del 2010. La maggior parte di essi è stata attribuita a bande criminali, ma i gruppi della guerriglia sono stati responsabili del maggior numero di sequestri collegati al conflitto in corso. Il 26 novembre 2011 le Farc hanno ucciso quattro soldati che erano in loro prigionia da almeno 12 anni.

I gruppi paramilitari e le forze di sicurezza, da soli o gli uni collusi agli altri, sono a loro volta responsabili di crimini di diritto internazionale, tra cui uccisioni illegali, sparizioni forzate, violenza sessuale e allontanamento forzato di comunità.