Combattere l’odio

22 Gennaio 2018

Tempo di lettura stimato: 2'

di Riccardo Noury

Oggi la fabbrica della paura che produce odio è attiva in modo evidente anche in Italia. Il discorso politico, a maggior ragione in un periodo di campagna elettorale, si nutre della narrativa dell’“invasione”, dell'”emergenza” da affrontare in tutti i modi.

Il leader più popolare, colui che “almeno qualcosa ha fatto”, è il ministro dell’Interno uscente, propugnatore di misure destinate (peraltro con dubbio successo) a non far partire più nessuno dalla Libia, con conseguenze devastanti per chi nei centri di detenzione di quel paese è rimasto intrappolato, torturato e schiavizzato. Il linguaggio d’odio, col suo corredo di “fake news“, è moneta corrente sui mezzi di comunicazione, e non parliamo solo dei social network.

Emergono e si rafforzano, con prepotenza, movimenti dichiaratamente fascisti, antidemocratici e razzisti le cui “opinioni” sono non tanto oggetto di azioni giudiziarie quanto di confronti televisivi. Nelle case italiane, i canali tv (Mediaset, in particolare) propongono senza interruzione voci di persone impaurite.

Ma c’è di più. Alla retorica dei “noi contro loro” (degli italiani impauriti dallo straniero), si è aggiunta un’ulteriore pericolosa divisione “noi contro voi“: degli italiani che accusano altri italiani di fare il “loro” gioco. Chi si organizza per l’accoglienza, la solidarietà e la difesa dei diritti è visto come una sorta di “collaborazionista” al progetto d'”invasione” (se non addirittura di “sostituzione etnica”).

Leggi l’articolo integrale.

ACCEDI ALL’AREA RISERVATA

REGISTRATI