Condanna storica in Argentina, un passo avanti verso la giustizia

6 Luglio 2012

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Le condanne a 50 e 15 anni di carcere inflitte il 6 luglio agli ex presidenti dell’Argentina Jorge Rafael Videla e Reynaldo Bignone per il piano sistematico di sottrazione, detenzione e occultamento di bambine e bambini nonché la soppressione della loro identità durante il regime militare che governò il paese dal 1976 al 1983, rappresentano un passo avanti verso la giustizia di portata storica.

Il verdetto emesso dal Tribunale federale n. 6 giunge al termine di una causa penale iniziata 15 anni fa e di un anno di udienze pubbliche. La corte ha inflitto ulteriori condanne, tra i cinque e i 40 anni di carcere, ad altri sette ex militari, tra cui un medico che praticava parti clandestini

‘Queste condanne dimostrano che nessuno è al di sopra della legge‘ – ha dichiarato Mariela Belski, direttrice generale di Amnesty International Argentina – ‘e proseguono il cammino intrapreso negli ultimi anni per giudicare i responsabili delle gravi violazioni dei diritti umani commesse sotto il regime militare‘.

L’aspetto particolarmente importante delle condanne inflitte dal Tribunale federale n. 6 è che per la prima volta è stato comprovata – attraverso i 35 casi di sottrazione di minori oggetto del processo – l’esistenza di un piano progettato ai più alti livelli del regime militare per sequestrare, occultare e disporre dei bambini e delle bambine figli di persone desaparecide. Anziché restituirli alle famiglie, attraverso il cambio d’identità i neonati venivano consegnati ad altri soggetti che li registravano come propri figli.

Sei dei 35 casi erano stati già oggetto del Processo sulle giunte militari del 1985. Tuttavia, in quella circostanza non era stato possibile provare l’esistenza del piano.

A oggi sono oltre 100 le bambine e i bambini sottratti che hanno recuperato la loro identità; 20 di loro hanno testimoniato di fronte al Tribunale federale n. 6. Si ritiene che il numero delle bambine e dei bambini sottratti durante gli anni delle giunte militari superi il mezzo migliaio.

Chiediamo allo stato argentino di continuare a portare avanti le indagini per restituire la vera identità a tutte le persone che ancora oggi continuano a essere vittime di questi crimini‘ – ha concluso Belski.