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Amnesty International ha apprezzato il fatto che, nella sua riunione di venerdì 17 aprile, il Comitato preparatorio della Conferenza di revisione di Durban sia riuscito a raggiungere un accordo sulla bozza di Documento finale da sottoporre alla Conferenza. L’organizzazione per i diritti umani avrebbe preferito un testo maggiormente orientato verso l’azione e le misure concrete da adottare per contrastare il razzismo e le altre forme di discriminazione, ma riconosce che esso getta le basi per un esito positivo della Conferenza.
Amnesty International è dispiaciuta per la decisione di Australia, Germania, Nuova Zelanda, Olanda e Polonia di disimpegnarsi dalla Conferenza. L’organizzazione si rammarica anche per il fatto che Italia e Stati Uniti abbiano confermato la decisione di rimanere fuori dalla Conferenza.
Il ritiro di Australia, Germania, Nuova Zelanda, Olanda e Polonia e il rifiuto di Italia e Stati Uniti di prendere parte alla Conferenza è uno sviluppo negativo, alla luce dei lunghi e faticosi negoziati che avevano consentito, nella riunione del 17 aprile, di raggiungere il consenso sulla bozza di Documento.
Un’autentica convinzione nel combattere il razzismo richiede ai governi di essere presenti a Ginevra, per difendere ciò che va difeso e rigettare con forza ciò che va rigettato. Amnesty International nota con favore che i paesi che si sono ritirati hanno riaffermato il proprio impegno a contrastare il razzismo e le altre forme di discriminazione, ma sottolinea che la loro presenza alla Conferenza avrebbe reso queste affermazioni ancora più convincenti.
Amnesty International incoraggia tutti i governi che prendono parte alla Conferenza di Ginevra a rimanere vigili e ad assicurare che i lavori si svolgano costruttivamente, in linea con la bozza condivisa di Documento finale. I governi che si sono impegnati a combattere il razzismo e ad assicurare un esito positivo della Conferenza di Ginevra devono resistere strenuamente e reagire a ogni tentativo di politicizzarne l’andamento o di sviare dall’obiettivo fondamentale, che è quello di affrontare tutte le forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza in ogni parte del mondo.
Ulteriori informazioni
La Conferenza di revisione di Durban si svolge a Ginevra da oggi fino a venerdì 24. I lavori preparatori sono stati difficoltosi, contrassegnati quasi dall’inizio da recriminazioni reciproche e da un clima nel quale molti paesi hanno cercato di manipolare la Conferenza per ottenere un vantaggio politico e altri hanno mostrato scarso interesse a vedere la Conferenza come un’opportunità per migliorare l’azione delle Nazioni Unite contro il razzismo e le altre forme di discriminazione. Sin dall’inizio, Canada e Israele hanno rifiutato di partecipare agli incontri preparatori.
Il 17 aprile, il Comitato preparatorio ha adottato il suo rapporto per la Conferenza e la bozza di Documento finale. Quest’ultimo è stato oggetto di intensi negoziati negli ultimi sei mesi e soprattutto negli ultimi tre giorni della scorsa settimana. Per consentirne l’adozione per consenso, è stato sottoposto ad alcune importanti modifiche, tra cui la sostituzione della preoccupazione nei confronti degli stereotipi negativi della religione con quella per gli stereotipi degradanti nei confronti delle persone, basati sulla loro fede od opinione. Secondo una prima valutazione di Amnesty International, il documento del 17 aprile non è un buon documento dal punto di vista dei diritti umani, ma complessivamente non si presta a obiezioni.
Tra il 18 e il 19 aprile, gli Usa hanno dichiarato che non avrebbero preso parte alla Conferenza e in seguito Australia, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Olanda e Polonia hanno annunciato il proprio ritiro. In precedenza gli Usa avevano fatto sapere che non avrebbero partecipato alla Conferenza se il Documento finale avesse riaffermato la Dichiarazione e il Programma d’azione di Durban, ciò che poi è stato. Il ritiro di Italia e Olanda è più difficile da comprendere, poiché questi due paesi avevano dichiarato che nel Documento adottato il 17 aprile non era stata oltrepassata la ‘linea rossa’: nessun riferimento alla diffamazione della religione, nessuna critica specificamente rivolta a Israele e l’inserimento di un appropriato riferimento all’Olocausto.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 20 aprile 2009
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