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Il 21 gennaio la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) si è pronunciata su una serie di ricorsi, stabilendo che le autorità ucraine al potere nell’inverno 2013-2014 si resero responsabili di arresti illegali, di sequestri di persona e dell’uccisione di un manifestante durante la repressione delle “proteste di Euromaydan” contro la decisione del governo di Kiev di non portare avanti l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea.
La sentenza della Corte Europea arriva sette anni dopo la tragica repressione delle proteste che scossero l’Ucraina e portarono alla deposizione del presidente Viktor Yanukovych. Ma è di stretta attualità e riguarda anche e soprattutto le autorità di oggi, che non hanno quasi mai reso giustizia alle vittime delle violazioni dei diritti umani di “EuroMaydan”.
Su 288 incriminazioni di pubblici ufficiali per la repressione di “Euromaydan”, in soli nove casi si è giunti a una sentenza di condanna.
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