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L’inizio del mandato novennale di Fatou Bensouda, secondo procuratore nella storia della Corte penale internazionale, apre una nuova era nella giustizia internazionale insieme alla prospettiva di una più robusta strategia investigativa.
È quanto ha dichiarato Amnesty International, commentando l’inaugurazione del mandato di Fatou Bensouda, la giudice del Gambia che prende il posto di Luis Moreno Ocampo.
‘Il procuratore Ocampo ha ottenuto grandi risultati nella costituzione di un Ufficio del procuratore e lascia a chi gli succede un ampio carico di lavoro, composto da sette indagini e da diversi accertamenti in corso‘ – ha dichiarato Marek Marczynski, direttore del Programma Giustizia internazionale di Amnesty International.
Prima di assumere formalmente l’incarico, la procuratrice Bensouda ha annunciato una serie di priorità che avrebbero caratterizzato il suo mandato, tra cui la revisione della qualità e dell’efficacia delle indagini e dei procedimenti, lo sviluppo di una forte politica di genere e la trasparenza delle procedure di selezione di coloro che condurranno le indagini.
‘Si tratta di impegni molto positivi. L’Ufficio della procuratrice dovrà stare costantemente al passo e prendere le misure necessarie per garantire il massimo impatto possibile della lotta all’impunità‘ – ha commentato Marczynski.
In passato, Amnesty International aveva lamentato che alcuni aspetti della strategia del procuratore fossero troppo restrittivi, in particolare le limitate accuse nel primo procedimento in assoluto della Corte, quello contro Thomas Lubanga, incriminato solo per aver arruolato e impiegato bambini soldato, senza che fossero state indagate altre denunce a suo carico come quelle relative alla violenza sessuale.
‘Speriamo che questi sviluppi possano consentire un maggiore sostegno dell’opinione pubblica verso la Corte. A questo scopo, prima di ogni altra cosa, la Corte dovrà essere un’imparziale riferimento di giustizia per le vittime di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra dimenticati o ignorati dalle autorità statali‘ – ha proseguito Marczynski.
Diverse sfide politiche attendono al varco la procuratrice Bensouda. Negli ultimi anni, l’Unione africana ha adottato misure che hanno messo in difficoltà la Corte, come il rifiuto di cooperare all’arresto del presidente sudanese Omar al-Bashir, col pretesto che la Corte stesse prendendo di mira soltanto gli africani.
‘La procuratrice ha già fatto forti richieste di sostegno agli stati africani. Ci auguriamo che glielo forniscano senza compromessi, per dare giustizia alle vittime del continente così come a quelle di ogni altra parte del mondo‘ – ha continuato Marczynski.
Un’altra sfida è costituita dai tagli al budget da parte di alcuni stati, tra cui Francia, Germania, Giappone, Italia e Regno Unito che, se confermati, potrebbero penalizzare il lavoro della Corte.
La Corte sta attualmente svolgendo indagini in Costa d’Avorio, Kenya, Libia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Uganda e nella regione sudanese del Darfur. Sta inoltre esaminando denunce di crimini in sette altri paesi (Afghanistan, Colombia, Corea del Sud, Georgia, Guinea, Honduras e Nigeria) per decidere se aprire indagini.