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Il 17 aprile 2013 la Corte suprema federale degli Usa ha assestato un duro colpo alle speranze riposte nella giustizia dalle vittime delle violazioni dei diritti umani del delta del fiume Niger, in Nigeria. Nel caso Kiobel v. Royal Dutch Petroleum Co., la Corta ha interpretato in modo estremamente restrittivo l’Alien Tort Statute (Ats), una legge del 1789 considerata da tempo uno strumento a disposizione di chi cerca di ottenere un risarcimento per le violazioni dei diritti umani subite, a prescindere da dove agisca l’autore.
La Corte suprema si è pronunciata su un ricorso della comunità ogoni del delta del fiume Niger riguardante le violazioni dei diritti umani commesse dal governo militare della Nigeria negli anni Novanta. Secondo i ricorrenti, la Shell fu complice di esecuzioni extragiudiziali, torture, stupri e crimini contro l’umanità.
Nel 1995, nove attivisti della comunità ogoni, tra cui lo scrittore e difensore dei diritti umani Ken Saro Wiwa, vennero impiccati al termine di un processo irregolare e politico. Negli anni precedenti, avevano denunciato il devastante impatto dell’industria petrolifera, soprattutto della Shell, sulla vita della popolazione locale.
In seguito, per conto dei parenti di alcuni degli attivisti messi a morte o di ogoni sopravvissuti ad altre violazioni dei diritti umani, vennero promosse cause in diversi tribunali degli Usa. Nel 2009 la Shell aveva patteggiato nella causa Wiwa v. Royal Dutch Petroleum Co. con un risarcimento di 15,5 milioni di dollari Usa, seppur negando ogni responsabilità nell’esecuzione di Ken Saro Wiwa.
Nel 2010, nella causa intentata per conto di Barinem Kiobel (uno dei nove ogoni impiccati nel 1995) e di altre 11 persone, una corte d’appello aveva sostenuto che l’Ats non poteva essere fatto valere nei confronti di aziende responsabili di violazioni dei diritti umani. Da qui la decisione di ricorrere alla Corte suprema.
Stabilendo che l’Ats non riguarda azioni che si verificano fuori dagli Usa, la Corte suprema ha penalizzato non solo i ricorrenti del delta del Niger ma anche tutti coloro che confidavano nella possibilità di adire i tribunali statunitensi per violazioni dei diritti umani commesse all’estero e che guardavano con speranza al fatto che gli Usa non potessero essere una zona franca per gli autori di gravi crimini.