Costa d’Avorio, a una svolta la vicenda dei risarcimenti sui rifiuti tossici

8 Novembre 2009

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Costa d’Avorio, a una svolta la vicenda dei risarcimenti sui rifiuti tossici

(9 novembre 2009)

Amnesty International ha accolto con favore la decisione di un tribunale ivoriano di non trasferire i 45 milioni di dollari di risarcimento, stabiliti per le vittime dello scarico di rifiuti tossici ad Abidjan nel 2006, nel conto di un’organizzazione che aveva falsamente asserito di rappresentarle.

Il risarcimento era stato stabilito nell’ambito di un’azione giudiziaria intentata presso l’Alta corte d’Inghilterra e Galles da 30.000 persone contro un’azienda petrolifera per lo scarico di rifiuti tossici ad Abidjan. Nell’agosto 2006, rifiuti tossici erano stati portati nella città ivoriana dalla nave Probo Koala, noleggiata dall’azienda. Questi rifiuti erano stati successivamente depositati in diversi punti della città, causando una tragedia dei diritti umani. Più di 100.000 persone si presentarono in ospedale per diversi problemi di salute e 15 sarebbero morte.

Lo scorso 23 settembre, l’Alta corte d’Inghilterra e Galles aveva approvato l’accordo tra lo studio legale che rappresenta le vittime, Leigh & Co, e l’azienda, stabilendo un risarcimento di 45 milioni di dollari (circa 1600 dollari per ciascuna vittima) che lo studio legale avrebbe distribuito alle vittime.

Il trasferimento del denaro nel conto bancario di Leigh & Co era stato tuttavia bloccato perché Claude Gohourou, rappresentante del Coordinamento nazionale delle vittime dei rifiuti tossici in Costa d’Avorio (Cnvdt-ci), aveva dichiarato che la sua organizzazione era la rappresentante delle ‘reali vittime’ dello scarico di rifiuti tossici. Il 22 ottobre, il Cnvdt-ci si era rivolto a un tribunale di Abidjan per avere i fondi bloccati presso il conto corrente della Leigh Day. Le richieste del Cnvdt-ci sono apparse false; inoltre, questa organizzazione non è stata citata in alcun documento giudiziario relativo al caso o all’accordo.

Amnesty International aveva scritto al ministro della Giustizia britannico, Jack Straw, affinché facesse pressione sul suo omologo ivoriano per evitare che qualcuno si appropriasse indebitamente del risarcimento tanto atteso dalle vittime.

Combattere per tre anni per avere qualche forma di risarcimento e vederlo sparire nel giro di poche ore sarebbe stato straziante per le vittime‘ – ha dichiarato Benedetta Lacey, esperta di Amnesty International che ha seguito la vicenda dei rifiuti tossici, visitando la Costa d’Avorio e incontrando le vittime.