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Covid-19: “Il G20 ponga i diritti umani e l’interesse della collettività al centro della sua risposta”. Dichiarazione di Amnesty International, Civicus e Transparency International
La pandemia da Covid-19 rappresenta una delle più gravi crisi che la comunità globale è chiamata ad affrontare da decenni a questa parte. Intorno al 20 marzo, oltre 300.000 persone risultavano contagiate e i decessi erano stati più di 15.000.
L’impatto economico, che solo ora s’inizia a percepire nella sua dimensione, riguarderà probabilmente milioni di persone.
Siamo di fronte a una crisi globale che dev’essere affrontata con misure chiare, eque, coordinate e concrete: misure che il G20 può e deve attuare.
La risposta politica alla crisi finanziaria di un decennio fa è stata da più parti giudicata asimmetrica e ha causato ingiustizie sociali, l’aumento della povertà, la perdita di milioni di posti di lavoro e il blocco o la diminuzione dei salari.
I segnali preannunciano che l’imminente crisi economica sarà più repentina e grave delle precedenti. Oltre ad affrontare la crisi sanitaria, una robusta risposta politica da parte dei governi dovrà garantire la sicurezza sociale – ad esempio, la retribuzione per malattia, le cure mediche e i congedi parentali – a tutti, compresi coloro che hanno rapporti di lavoro precari o stanno subendo le varie misure di controllo introdotte di recente.
Il coordinamento internazionale della cooperazione e dell’assistenza sono fondamentali per assicurare che gli stati che hanno meno risorse possano rispondere efficacemente alla pandemia da Covid-19.
Da questo punto di vista, abbiamo accolto con soddisfazione l’annuncio di un vertice straordinario virtuale del G20 e sollecitiamo i suoi leader ad adottare e attuare urgentemente politiche e piani concreti e misurabili per contrastare la pandemia in casa e all’estero, proteggere la salute delle persone e ridurre l’impatto economico, assicurando una transizione equa e basata sui diritti umani verso un’economia a carbone-zero.
Queste misure dovranno garantire l’accesso alla medicina preventiva e trattamenti di buona qualità e accessibili a tutti, compresi coloro che sono più a rischio o meno in grado di attuare misure preventive a causa della povertà, della mancanza di un alloggio o per via di un impiego in ambienti in cui è più facile essere esposti al virus.
Tutte le singole persone e le comunità hanno diritto a conoscere informazioni semplici, accessibili, tempestive e rilevanti sulla natura e sul livello della minaccia alla salute, sulle possibili misure per mitigare i rischi, allarmi su possibili future conseguenze e notizie su cosa si sta facendo per contenere il virus.
Le informazioni dovrebbero essere disponibili in tutte le lingue necessarie per raggiungere le persone colpite, attraverso i mezzi di comunicazione e in formati facilmente comprensibili e accessibili, affinché le persone interessate possano prendere decisioni informate e partecipare in pieno alle azioni di contrasto.
Come già riconosciuto dal G7, l’accesso a informazioni attendibili e in tempo reale è fondamentale nella prevenzione di crisi sanitarie e nel mitigare le loro conseguenze. I leader del G20 dovrebbero impegnarsi a condividere informazioni in tempo reale, a pubblicare dati disaggregati per genere sull’impatto del virus sulle donne e ad assicurare protezione dalla violenza domestica e accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva.
I diritti umani delle singole persone e la libertà di stampa sono entrambi fondamentali in tempi di crisi. Il giornalismo responsabile può contribuire ad arrestare la diffusione di notizie false e ad aumentare la fiducia del pubblico nei governi, un elemento fondamentale perché le risposte alle crisi siano efficaci. Gli stimoli e i controlli delle organizzazioni della società civile sono a loro volta determinanti per rafforzare le assunzioni di responsabilità e la qualità e l’inclusività delle decisioni.
Stiamo già assistendo a una battaglia internazionale per il controllo della narrazione sul virus, in particolare tra le due più grandi economie nazionali, Usa e Cina. I tentativi di “competere” su chi dice la verità devono cessare. Gli organi d’informazione, nazionali ed esteri, devono essere in grado di diffondere notizie sulle crisi in modo libero, di raccontare al pubblico cosa accade, anche se a volte questo può non piacere a chi è al potere.
Se vogliamo apprendere lezioni da questa crisi e usarle per prevenire e mitigare gli effetti della prossima, il pubblico deve rimanere informato sulla verità.
In un clima di pressione e incertezza senza precedenti, vi è un elevato rischio che le decisioni pubbliche siano deviate o distorte da interessi economici nascosti, per tornaconto di questi ultimi.
I governi devono fornire giustificazioni ragionevoli sulle scelte adottate sia per contenere la pandemia che per rafforzare l’economia. Un’emergenza di salute pubblica non dev’essere usata per aggirare il dovere di rendere conto delle proprie azioni. Ora più che mai le decisioni dei governi devono essere “aperte per definizione“.
Come ha affermato il Consiglio d’Europa, “le garanzie fondamentali del primato della legge, della supervisione parlamentare, del controllo giudiziario indipendente e di rimedi nazionali efficaci devono essere mantenute anche durante uno stato d’emergenza”.
Anche prima di questa crisi, era chiaro che i governi avrebbero dovuto rafforzare i controlli, limitare l’influenza dei grandi capitali nelle politiche e assicurare un’ampia e inclusiva partecipazione al processo decisionale. Le politiche pubbliche e l’assegnazione delle risorse non dovrebbero essere decise da poteri economici o influenze politiche, bensì da consultazioni eque e allocazioni imparziali delle risorse economiche.
Ecco perché i governi devono chiudere urgentemente quei canali attraverso i quali indebiti interessi privati possono influenzare le decisioni pubbliche.
In questi anni gli stati del G20 si sono impegnati a porre in essere una serie di politiche per contrastare i conflitti d’interesse e per proteggere i whistleblowers ma di fatto non le hanno attuate.
Se attuati in modo efficace e reciproco, gli impegni assunti potrebbero affrontare molte delle minacce che indebiti interessi economici porranno a una risposta all’attuale crisi efficace e sostenibile nel lungo periodo.
Inoltre i parlamenti, i governi e le organizzazioni internazionali dovrebbero rinviare tutte le iniziative non emergenziali che presuppongono la consultazione dell’opinione pubblica fino a quando non avranno organizzato modalità alternative per assicurare la partecipazione del pubblico ai processi decisionali.
Ancora, per evitare abusi di potere, ogni stato d’emergenza dichiarato dalle autorità nazionali dovrebbe essere limitato nell’ampiezza e nella durata e i poteri d’emergenza dovrebbero essere esercitati unicamente per gli obiettivi per i quali sono stati conferiti.
Chiediamo a tutti i governi e a tutti gli altri attori coinvolti di assicurare che la risposta alla pandemia da Covid-19 rispetti le norme e gli standard del diritto internazionale, tenga conto dei bisogni specifici dei gruppi marginalizzati e delle persone più a rischio e affronti e mitighi gli specifici rischi per i diritti umani associati alla risposta all’attuale crisi.