Covid-19, sale a 17.000 il bilacio delle vittime tra gli operatori sanitari. Le organizzazioni chiedono di velocizzare la distribuzione dei vaccini

5 Marzo 2021

© Francisco Alvia Hospital Clinic

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Amnesty International, Public Services International (Psi) e Uni Global Union hanno pubblicato una nuova analisi secondo la quale almeno 17.000 operatori sanitari sono morti di Covid-19 nell’ultimo anno. Le organizzazioni hanno chiesto di agire con urgenza per velocizzare la vaccinazione di milioni di operatori sanitari in prima linea in tutto il mondo.  

Nel frattempo, nel mondo si acuisce la disuguaglianza nell’accesso al vaccino. Finora, più di metà delle dosi sono state somministrate esclusivamente in 10 paesi ricchi, in cui vive meno del 10 per cento della popolazione mondiale, mentre oltre 100 paesi ancora non hanno vaccinato una sola persona. In vista dell’arrivo del primo lotto di vaccini nei paesi più poveri nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, le organizzazioni hanno chiesto ai governi di includere nei propri programmi di somministrazione tutti gli operatori sanitari in prima linea, compresi quelli spesso ignorati durante la pandemia, quali addetti alle pulizie, operatori sociosanitari e assistenti sociali, per salvare delle vite e offrire sicurezza in materia di condizioni di lavoro.

“Un operatore sanitario che muore di Covid-19 ogni 30 minuti rappresenta allo stesso tempo una tragedia e un’ingiustizia. Gli operatori sanitari in tutto il mondo hanno messo a rischio la propria vita per cercare di proteggere le persone dal Covid-19, ma sono ancora troppi quelli abbandonati senza protezione alcuna che hanno pagato con la propria vita”, ha dichiarato Steve Cockburn, direttore del programma Giustizia economica e sociale di Amnesty International.

“I governi devono garantire che tutti gli operatori sanitari, in qualsiasi luogo, siano protetti dal Covid-19. Hanno messo in pericolo la propria vita durante l’intera pandemia, ora devono avere la priorità nell’accesso al vaccino. Deve essere intrapresa urgentemente un’azione che metta fine alle grandi disuguaglianze globali nell’accesso ai vaccini, in modo tale che un operatore sanitario di comunità in Peru riceva lo stesso livello di protezione di un medico nel Regno Unito”.

Le organizzazioni hanno analizzato i dati messi a disposizione da governi, sindacati, stampa e organizzazioni della società civile di oltre 70 paesi. Tuttavia, è probabile che queste cifre siano ampiamente sottostimate, considerato che molti governi non hanno raccolto dati ufficiali o lo hanno fatto solo in parte.   

Ignorati e senza protezioni

Le condizioni di lavoro non sicure e la mancanza di dispositivi di protezione individuale (Dpi) hanno causato durante la pandemia, soprattutto nelle fasi iniziali, enormi problemi per gli operatori sanitari di tutto il mondo. Un rapporto di Amnesty International di luglio 2020 ha rilevato mancanza di adeguati Dpi quasi in ciascuno dei 63 paesi analizzati. Alcuni gruppi sono stati particolarmente trascurati e in paesi tra cui Malesia, Messico e Usa, addetti alle pulizie, personale ausiliario e assistenti sociali hanno subito ritorsioni, tra cui licenziamenti e arresti, per aver reclamato Dpi e condizioni di lavoro sicure.  

In un notevole numero di paesi, la mancanza di attenzione nei confronti degli operatori socioassistenziali è stata una caratteristica costante della pandemia. Negli Usa, almeno 1576 operatori delle case di cura sono morti di Covid-19. Nel Regno Unito, 494 operatori socioassistenziali sono morti nel 2020, e i dati forniti dal governo mostrano una probabilità di tre volte superiore di decesso per Covid-19 tra gli operatori di case di riposo e comunità rispetto alla popolazione attiva generale.

Un recente rapporto di Unicare, sezione della Uni Global Union, ha evidenziato come gli assistenti sociali che lavorano in molteplici contesti, con contratti interinali e in strutture con un rapporto numero di personale per posti letto inferiore, hanno registrato percentuali più alte di contagi e decessi.

“Queste morti sono terribili, una catastrofe, e riflettono solo una parte del vero prezzo della pandemia pagato dagli operatori sanitari in tutto il mondo. Un virus non fa differenze tra un chirurgo e un operatore di una casa di riposo o un assistente domiciliare, e neanche il nostro approccio a vaccinazioni, dispositivi di protezione e protocolli di sicurezza per gli operatori assistenziali esposti al Covid-19 dovrebbe farle”, ha dichiarato Christy Hoffman, segretaria generale di Uni Global Union.

“La nostra risposta al Covid-19 deve stimolare dei cambiamenti importanti nel settore assistenziale, altrimenti essa replicherà le disuguaglianze che hanno messo inutilmente in pericolo molte vite”, ha aggiunto Hoffman.

Una distribuzione iniqua delle vaccinazioni

Sebbene secondo i programmi di assegnazione nazionali della maggior parte dei paesi gli operatori sanitari maggiormente esposti abbiano avuto priorità nella vaccinazione, le disuguaglianze nell’accesso al vaccino a livello globale hanno fatto sì che in più di 100 paesi non sia ancora stato vaccinato neanche un operatore sanitario.

Al contempo, gli operatori sanitari di alcuni paesi che hanno iniziato i propri programmi vaccinali rischiano di non avere priorità ed essere costretti ad attendere, a causa di mancanza di forniture, per problemi nell’esecuzione o per definizioni eccessivamente ristrette della categoria di operatore sanitario.

In Europa, gli operatori sanitari hanno tendenzialmente avuto la priorità nei programmi nazionali, sebbene le difficoltà di fornitura abbiano rallentato i tempi del programma. In alcuni paesi, sindacati e datori di lavoro hanno dovuto compiere pressioni per far includere gli operatori assistenziali domiciliari fra gli operatori sanitari, affinché fossero inseriti nei primi gruppi con priorità per la vaccinazione.

In paesi come Brasile e Perù, dove la vaccinazione degli operatori sanitari è iniziata rispettivamente a gennaio e febbraio, le organizzazioni di operatori sanitari hanno riferito che in alcuni contesti personale amministrativo e dirigenziale è stato vaccinato prima di quello in prima linea. In Perù alcuni addetti alle pulizie e alla sanificazione non vengono vaccinati, nonostante l’esposizione al virus.

In Sud Africa, dove nel 2020 sono morti oltre 492 operatori sanitari, il governo ha da poco iniziato a vaccinare alcuni operatori sanitari in quanto partecipanti a una sperimentazione del vaccino Johnson and Johnson. Il paese riceverà ulteriori forniture nei prossimi mesi, nonostante i programmi iniziali siano stati ostacolati dalla sospensione dell’utilizzo del vaccino Oxford/AstraZeneca. A febbraio, l’Organizzazione democratica infermieri del Sud Africa ha chiesto al governo di garantire che il personale infermieristico delle aree rurali fosse interamente incluso nella distribuzione vaccinale, dopo essere stato dimenticato durante quella dei Dpi.

È fondamentale che, nei loro programmi di assegnazione vaccinale, i governi diano la priorità a tutti gli operatori sanitari in prima linea. A sostegno della campagna per il vaccino popolare, Amnesty International, Public Services International (Psi) e Uni Global Union chiedono anche che i governi prendano misure urgenti a sostegno delle forniture vaccinali, investendo nella capacità produttiva e garantendo che le case farmaceutiche produttrici di vaccini condividano le proprie tecnologie e conoscenze per assicurare che tutti ricevano il vaccino.

“Per accelerare le vaccinazioni ed evitare ulteriori morti superflue tra il personale in prima linea sarebbe fondamentale utilizzare una deroga dell’Omc sui brevetti, sostenuta da fondi messi a disposizione per i paesi più poveri, che altrimenti potrebbero non essere in grado di ottenere i vaccini più economici che ne deriverebbero”, ha dichiarato Rosa Pavanelli, segretaria generale del Psi.

Tutti i governi devono essere in grado di procurarsi e somministrare quanto prima vaccini contro il Covid-19 per noi e per le nostre comunità. Gli operatori sanitari saranno davvero al sicuro solo quando tutti saremo al sicuro”.  

Ulteriori informazioni

Sono disponibili dati e fonti per i paesi analizzati ma Amnesty International tuttavia sconsiglia fortemente di confrontare i dati tra i paesi. Diversi paesi hanno pubblicato livelli diversi di informazione, alcuni hanno prodotto esclusivamente dati parziali e alcuni dati provengono da fonti non ufficiali; per tale ragione i dati tra paesi non possono essere messi direttamente in relazione e non dovrebbero essere utilizzati per indicare tassi di mortalità correlati.

Amnesty International è un movimento globale di persone determinate a creare un mondo più giusto, in cui ogni persona possa godere dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani.

Public Services International è una Federazione globale che riunisce oltre 700 sindacati e rappresenta 30 milioni di lavoratori in 154 paesi.

Unicare è una sezione della Uni Global Union, che rappresenta due milioni di lavoratori del settore dell’assistenza in oltre 60 paesi in tutto il mondo.