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Rapporto di Amnesty International sulla criminalizzazione della solidarietà in Europa: “Chi aiuta rifugiati e migranti rischia il carcere”
In un nuovo rapporto presentato oggi a Berna, Madrid, Parigi e Roma, Amnesty International ha denunciato i procedimenti giudiziari e le intimidazioni cui va incontro chi, in Europa, agisce solidalmente verso i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti, ad esempio fornendo vestiti caldi e ospitalità o effettuando salvataggi in mare.
Nel rapporto, intitolato “Punire la compassione: solidarietà sotto processo nella Fortezza Europa“, Amnesty International documenta come le forze di polizia e le procure usino impropriamente le già imperfette leggi antiterrorismo e sugli ingressi illegali ai danni di difensori dei diritti umani che aiutano rifugiati, richiedenti asilo e migranti.
“Aver sempre di più dato la priorità alla limitazione e all’impedimento degli arrivi in Europa ha comportato che accogliere i rifugiati e i migranti e farli sentire più sicuri siano diventate azioni minacciose“, ha dichiarato Elisa De Pieri, ricercatrice di Amnesty International sull’Europa.
“Poiché gli stati europei non vengono incontro ai bisogni fondamentali dei rifugiati e dei migranti, spesso sono le persone comuni a fornire sostegno e servizi essenziali. Punendo chi cerca di colmare questo vuoto, i governi europei stanno mettendo ancora più a rischio rifugiati e migranti“, ha aggiunto De Pieri.
Il rapporto di Amnesty International passa in rassegna casi di difensori dei diritti umani che, dal 2017 al 2019, sono stati raggiunti da accuse pretestuose in Croazia, Francia, Grecia, Italia, Malta, Regno Unito, Spagna e Svizzera.
Ore di lavoro delle forze di polizia, risorse giudiziarie e leggi contro le reti criminali del traffico di esseri umani sono ingiustamente destinate a perseguitare chi aiuta i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti.
Criminalizzati per aver offerto vestiti caldi e ospitalità
Molti dei casi illustrati nel rapporto di Amnesty International riguardano l’accusa di favoreggiamento dell’ingresso irregolare, usata contro singole persone e organizzazioni non governative per un’ampia gamma di azioni umanitarie e solidali.
In Francia la guida alpina Pierre Mumber è stato processato per tale accusa, per aver offerto tè e vestiti caldi a quattro richiedenti asilo dell’Africa occidentale. Alla fine, è stato assolto in appello.
Ai sensi dei rigidi controlli sul lato francese delle Alpi, rifugiati e migranti fermati 20 chilometri all’interno del confine italiani sono considerati “in procinto di entrare irregolarmente in Francia” e chiunque dia loro aiuto rischia di essere incriminato e condannato. Per chi viene fermato all’interno di quell’area l’accesso alle procedure d’asilo è estremamente limitato e i respingimenti verso l’Italia sono frequenti.
In Svizzera numerose persone, tra cui il pastore Norbert Valley, sono state processate e condannate semplicemente per aver offerto rifugio a cittadini stranieri o averli aiutati ad accedere alle procedure di protezione.
Nei prossimi giorni sarà all’ordine del giorno del parlamento svizzero un dibattito che potrebbe portare a modificare la legge sul favoreggiamento dell’ingresso irregolare.
Le Ong di ricerca e soccorso in mare perseguitate e criminalizzate
Le leggi vengono usate in modo distorto anche per prendere di mira e processare le organizzazioni della società civile.
In Croazia le Ong “Are you Syrious” e “Centro di studi per la pace” sono state sottoposte a minacce e intimidazioni e infine processate per “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare” dopo aver documentato e denunciato i respingimenti, effettuati anche con forza eccessiva, della polizia alle frontiere con la Serbia e con la Bosnia ed Erzegovina.
In Italia soccorritori che hanno salvato a persone che stavano cercando di raggiungere l’Europa a bordo di imbarcazioni inadatte alla navigazione sono stati oggetto di campagne diffamatorie e indagini penali, hanno dovuto seguire un codice di condotta che può ritardare i salvataggi e sono stati lasciati a lungo in mare senza un porto sicuro assegnato dove sbarcare le persone soccorse.
Dall’agosto 2017 le autorità italiane hanno sequestrato le navi delle Ong a più riprese, riducendo così il numero di quelle disponibili per effettuare operazioni di soccorso in mare, proprio mentre nel 2018 e nel 2019 la percentuale di morti in mare aumentava.
Le autorità della Spagna hanno impiegato scorrettamente le norme di diritto amministrativo per limitare le attività di ricerca e soccorso in mare delle Ong, minacciandole con multe fino a 901.000 euro.
In Grecia Sarah Mardini e Seán Binder, due soccorritori che avevano ricevuto apposita formazione, sono stati per mesi in detenzione preventiva per aver aiutato i rifugiati approdati sull’isola di Lesbo. Restano in attesa del processo per accuse infondate quali spionaggio e favoreggiamento dell’ingresso irregolare.
“Abbiamo volontariamente aiutato chi aveva bisogno. Potremmo passare 25 anni in carcere per aver dato una mano a dei sopravvissuti ma se mi chiedessi ora se mi comporterei in modo diverso sapendo che la mia vita potrebbe finire sottosopra, ti dico che rifarei esattamente la stessa cosa“, ha detto Sarah Mardini.
Di fronte alle multe e al pagamento delle spese legali, i difensori dei diritti umani e le Ong oggetto di criminalizzazione devono sottrarre tempo e risorse al loro lavoro umanitario per potersi difendere da accuse infondate e poter riavere indietro le loro navi.
Nel marzo 2019 un gruppo di rifugiati e migranti ha fronteggiato il capitano della nave “El Hiblu”, che dopo averli soccorsi aveva minacciato di fare illegalmente rotta indietro verso la Libia, nonostante il rischio assai concreto che potessero subire torture e altre violazioni dei diritti umani. All’arrivo a Malta tre minorenni che facevano parte di quel gruppo sono stati arrestati dalle autorità dell’isola con l’accusa di aver dirottato la nave. Rischiano l’ergastolo per accuse del tutto sproporzionate, parte delle quali legate alle leggi antiterrorismo. Finora non è emersa alcuna prova che abbiano commesso atti di violenza o abbiano messo qualcuno in pericolo.
Amnesty International sta sollecitando l’Unione europea e i suoi stati membri a modificare le leggi nazionali e le norme europee sul favoreggiamento dell’ingresso, del transito e della permanenza irregolare in modo da inserire nella definizione del reato un concreto beneficio materiale. Questo eviterebbe l’uso di tali leggi per punire azioni umanitarie e solidali.
I difensori dei diritti umani devono essere difesi
Le persone che agiscono in favore e per la protezione dei diritti umani sono definite difensori dei diritti umani dalla omonima Dichiarazione delle Nazioni Unite. Secondo tale Dichiarazione, gli stati devono assicurare un ambiente sicuro e abilitante in cui i difensori dei diritti umani possano operare senza timore di rappresaglie.
Nell’ambito dell’Unione europea i suoi leader dovrebbero porre in essere misure attuative della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani e assicurare che nessuno sarà perseguito solo a causa del suo lavoro in favore dei diritti umani.
“Le autorità devono porre fine alla criminalizzazione dei difensori dei diritti umani. La storia non guarderà con favore quei governi che equiparano a un crimine il salvataggio di vite umane“, ha sottolineato De Pieri.
“Tante persone in tutta Europa mostrano ben altra compassione e umanità, rispetto ai loro governi, verso le persone in cerca di salvezza. È una vergogna che i difensori dei diritti umani siano presi di mira da autorità spietate disposte a chiudere le loro frontiere a ogni costo, comprese le vite umane“, ha concluso De Pieri.
Roma, 3 marzo 2020
Per interviste:
VerA
Gianluca Colace
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Cell. 328.2895142