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Con una sentenza emessa venerdì 15 aprile, il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ha condannato rispettivamente a 24 anni e a 18 anni di carcere Ante Gotovina e Mladen Markac, due generali dell’esercito croato, per i crimini contro l’umanità commessi durante l’operazione militare con cui, tra l’agosto e il novembre 1995, la Croazia riconquistò la regione della Krajina compiendo massacri e deportando dal territorio la popolazione serba.
Secondo la sentenza, i crimini contro l’umanità commessi durante l’operazione militare ‘Tempesta’ comprendono persecuzioni, deportazioni, uccisioni e atti disumani. Le accuse includono anche crimini di guerra, come la distruzione illegale di beni civili.
Nel recente rapporto ‘Croazia: dietro un muro di silenzio’, Amnesty International ha documentato come la giustizia in Croazia, 15 anni dopo la fine della guerra, sia lenta e selettiva e come l’assenza della volontà politica di affrontare il periodo della guerra impedisca a molte vittime di ottenere giustizia, di scoprire la verità e avere riparazione.
Secondo i dati forniti dal governo, in media 18 processi per crimini di guerra vengono portati a termine ogni anno. Questo potrebbe significare che molti dei responsabili dei quasi 700 casi ancora da giudicare non saranno processati.
Figure di alto livello politico, compreso il vice portavoce del parlamento croato Vladimir Seks, devono ancora essere sottoposti a indagini. I procedimenti hanno colpito particolarmente serbi e croati e altri appartenenti a minoranze mentre i crimini commessi dall’esercito croato e dalla polizia restano impuniti.
I tribunali locali non offrono supporto e misure di protezione ai testimoni. Il noto caso dell’uccisione nell’agosto 2000 di Milan Levar, un potenziale testimone del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia è rimasto irrisolto.
Inoltre, un numero troppo limitato di responsabili di secondo piano dei crimini commessi durante l’operazione ‘Tempesta’ è stato deferito alla giustizia in Croazia.